Modena – Benché Modena da anni abbia lo sguardo alto al futuro digitale – basti pensare a cosa fa Unimore con l’Intelligenza Artificiale oppure il Comune con l’istituzione dell’assessorato «smart» – si può scegliere come data simbolo per la «messa a sistema» dell’argomento in ambito pubblico l’8 novembre scorso.
Quel giorno, a Parigi, l’Unesco ha assegnato a Modena il titolo di «città creativa Unesco per le Media arts», la prima in Italia a ricevere il riconoscimento per l’argomento dall’agenzia culturale delle Nazioni Unite (nel nostro paese a oggi le «città creative» sono 13). Come detto, già in precedenza si lavorava a livello pubblico nel nome dell’innovazione, ma ora non ci sono alibi e le programmazioni culturali non possono non tenere conto della novità.
L’esempio più recente di questo modo di operare è possibile ora vederlo all’ex Albergo diurno di piazza Mazzini (oggi «Nuovo Diurno» , appena restaurato dai Lavori pubblici del Comune: qui, fino al 20 settembre, è imperdibile «Illusion: niente è come sembra», una mostra interattiva che unisce scienza, tecnologia e arte attraverso una serie di opere raccolte dalla Science Gallery of Ireland e dal Trinity College di Dublino con OpificioInnova.
Diciotto opere, sorprendenti seppure realizzate per una prima esposizione una decina di anni fa: c’è un piccolo ectoplasma che corre su un giradischi, bottiglie che contengono oggetti apparentemente impossibili da inserirvi, specchi che compongono immagini digitali del volto, un gioco di anamorfosi e altrI capaci di offrire una esperienza multimediale che unisce magia e psicologia con il ragionamento scientifico. Del corpus di opere tre sono esposte anche nella seconda sede espositiva, presso il «Laboratorio aperto» dell’ex Amcm in viale Buon Pastore: quest’ultimo sito è un’altra tappa importante nell’ambito della crescita di Modena digitale, attraverso un ventaglio di iniziative e corsi per la conoscenza degli strumenti digitali, come Canva o Photoshop, per l’introduzione al Metaverso o alla ricerca del lavoro attraverso la metodologia «workLab online».
Ma pensando agli strumenti non si può non ricordare anche il centro DHMore – Centro interdipartimentale sulle Digital Humanities dell’Università di Modena e Reggio oppure le utilissime applicazioni per smartphone, utili alla scoperta della città. L’ultima si chiama «Modena Unesco Site» ed è appunto la nuova «app» del Comune di Modena che consente un percorso multimediale di approfondimento storico e artistico alla scoperta dei monumenti che fanno parte del sito Unesco.
«Progettata dal Laboratorio Aperto – spiega l’assessore alla smart city Ludovica Carla Ferrari – entra nel progetto di promozione turistica tra gli strumenti principali per la ripartenza turistica post covid». Le novità della Modena digitale sono tantissime anche dal punto di vista dei contenuti. Ad esempio in ambito delle arti visive le rassegne di Fondazione Modena Arti Visive FMAV – la prossima è «Candice Breitz: Never Ending Stories», dall’8 giugno al 18 settembre alla Palazzina dei Giardini – oppure in ambito musicale la manifestazione «Node, il festival di arti digitali e musica elettronica» (l’ultima edizione è dello scorso dicembre). Ma sono solo alcuni esempi di un bacino ormai quasi illimitato.