Cesena – Franco Callegati, presidente di Cesena Lab, ogni giorno andando al lavoro si gode un’anteprima sulle imprese del futuro.
“E’ forse un’immagine più suggestiva che reale, però in effetti sì, dal nostro incubatore sono cresciute tante realtà che poi si sono radicate nel mondo del lavoro. Con pieno merito”.
Trovare spazio nei vostri locali significa avere le carte in regola per avere successo?
“Significa essere all’inizio di un percorso nel quale l’idea di fondo è cruciale, ma non esaustiva. Per metterla in pratica al meglio servono conoscenze, competenze e attitudini che non sono scontate, anzi. Sono proprio questi gli ambiti nei quali offrimo i servizi che vengono più apprezzati, quelli che permettono di strutturare un’attività imprenditoriale, a partire dalla diffusione dei concetti di cultura di impresa e finendo coi sempre attutali temi legati alla gestione della burocrazia”.
Nel maggio del 2023 compirete dieci anni. Quante startup avete visto crescere?
“Ogni anno ne passano tra le dieci e le quindici, che possono restare all’interno dei nostri spazi per al massimo 18 mesi. Non tutte riescono a trovare il percorso giusto per radicarsi nel mondo del lavoro: direi che quelle ‘che ce la fanno’ sono mediamente quattro o cinque all’anno. Niente di strano, anzi”.
Non siamo un paese per startup?
“Il nostro mondo è radicalmente diverso rispetto per esempio a quello degli Stati Uniti, dove parlare di stratup è all’ordine del giorno. Il sistema è strutturalmente diverso, ma questo non significa che sia un male. Prendo per esempio la Romagna, che da sempre ha dimostrato grande attitudine imprenditoriale. E’ una dote che questo territorio non ha perso e che viene declinata con le più varie sfaccettature”.
Dunque qual è il compito di Cesena Lab?
“Dividerei la questione in due aspetti, il primo dei quali riguarda questioni più pragmatiche, come mettere a disposizione i locali e le infrastrutture di cui siamo dotati. In quest’ottica Cesena Lab è un ‘facilitatore’ che offre ambienti ‘fertili’ dove far germogliare idee e progetti, magari usufruendo anche dei servizi di supporto dei quali si parlava in precedenza”.
Arriviamo al secondo punto.
“E’ forse meno tangibile, ma altrettanto cruciale. Non simo qui solo per creare le condizioni ideali a chi vuole provare a creare un’impresa di successo, ma con la nostra presenza serviamo anche a fare in modo che anche semplicemente guardando la nostra insegna e le nostre attività, ci siano persone che prima di tutto pensino alla possibilità di aviare un percorso imprenditoriale basato sull’intuizione e l’innovazione”.
Per questo serve visibilità.
“Sorrido, ammettendo che in effetti i nostri attuali locali in via Martiri della Libertà di visibilità non ne conferiscono tanta. Per chi non ci conosce, una struttura sembra una casa privata e l’altra una banca… Ma quando ci trasferiremo nei nuovi e più grandi spazi che saranno ricavati nel complesso davanti alla stazione ferroviaria sarà molto diverso”.
Anche più funzionale?
“Sì, senza dubbio. Penso per esempio alle sale che potranno rappresentare ottimi luoghi di incontro e confronto”.
Qual è il settore predominante delle startup che ospitate?
“Viene facile partire dall’ambito informatico, ma in realtà i settori coinvolti sono i più disparati, a dimostrazione del fatto che l’idea giusta può attecchire a prescindere dall’ambito al quale è legata. Questo è un altro messaggio importante da diffondere alle nuove generazioni di imprenditori: non si improvvisa l’apertura di un’azienda e la tecnologia da sola non basta ad essere sinonimo di successo”.
La differenza la fanno le persone, la loro preparazione, la loro competenza e la loro determinazione. In questo, il mondo del futuro non sarà diverso dal presente.