Ferrara – Schiacciati da problemi e paure con cui ci rapportiamo tutti i giorni, pandemia, crisi energetica, guerra, inflazione, cambiamento climatico e orfani di progetti e proposte a lungo termine a poche settimane dalle elezioni politiche, arrivano da Paolo Bruschi, manager affermato e conosciuto a livello nazionale, già vicedirettore generale di Poste Italiane, proposte concrete per cominciare ad affrontare le criticità ambientali partendo proprio da Ferrara.
«Gli effetti del cambiamento climatico sono evidenti – spiega Bruschi –. Davanti alla platea di Tedx, ho promesso di lanciare una proposta alla città, alla sua classe politica, alle associazioni agricole e al Sindaco come primo rappresentante di questa comunità, di valutare un progetto pilota nazionale che inverta la visione di rendere più verde la città (cosa positiva e che vede Ferrara molto attiva su questo tema) ma di avere una città dentro al verde, avere una città dentro un bosco».
«Questo – continua Bruschi – può avvenire aggiungendo idee e azioni all’attività delle istituzioni che stanno aumentando il patrimonio arboreo del nostro territorio; la regione Emilia Romagna e il comune di Ferrara sono molto attivi su questo tema. Se si vuole affrontare in modo potente e inedito questo tema, serve un accordo con il mondo agricolo coinvolgendo istituzioni, fondazioni, organizzazioni agricole e anche privati cittadini. Ognuno può avere il suo ruolo senza chiedere alle istituzioni di gestire direttamente aree agricole di grandi dimensioni».
Bruschi ritiene che, attraverso un accordo tra privati e istituzioni, si possano acquisire 100 ettari attorno a Ferrara collocando essenze a velocissima crescita per arrivare ad avere, entro un decennio, tre milioni di piante che potrebbero dare una risposta ambientale forte.
«Sono convinto che un progetto di questo tipo, – insiste il manager – oltre a dare una grande risposta ambientale metterebbe la nostra città in una posizione centrale a livello nazionale e internazionale come esempio concreto che sul tema del cambiamento climatico vede le forze politiche, sociali e i cittadini uniti per fronteggiare una situazione inedita e allarmante per tutti. Stiamo vedendo che molte colture stanno reagendo male al cambiamento climatico e in parallelo ce ne sono altre che proprio per questi mutamenti possono prosperare offrendoci maggiori possibilità sia sul piano alimentare che produttivo».
L’azienda agricola di Bruschi ha investito negli ultimi due anni su diverse piante e attività che valorizzano la biodiversità ed in modo particolare sul bambù. Una pianta che grazie alla sua capacità di crescita in pochi anni è diventata praticamente un bosco fittissimo che produce cibo sano, legname in quantità importantissima e si rigenera per circa un secolo.
Con il legno di bambù si può fare tutto quello che si fa con altri legnami pregiati, è ricchissimo di cellulosa (l’Italia ne importa per oltre cinque miliardi di euro ogni anno) e gli sfalci servono per la biomassa. Non ha bisogno di anticrittogamici e a differenza di quello che si pensa non ha bisogno di grandi quantità di acqua. E’ tra le piante più potenti al mondo per assorbimento di Co2 ed emissione di ossigeno. Tra il 2025 e il 2026 si conterebbe ad avere 180.000 piante mature. «Per arrivare a tre milioni di piante – conclude Bruschi – serve solo buona volontà e coraggio, lo dobbiamo ai nostri figli e ai tantissimi giovani che vedono il futuro come una minaccia e non come una promessa».