Rimini – La centrale eolica in mare, il cui progetto è approdato sul tavolo del ministero della Transizione ecologica, sarebbe in grado di produrre in un anno tanta energia da avvicinarsi alla copertura del fabbisogno energetico di Rimini. Va subito detto che l’energia prodotta da impianti simili, a oggi, finisce nelle rete nazionale e non può pertanto avere ricadute sul territorio. Ma dai partiti politici sono state già sollevate le prime eccezioni. Ad esempio i Verdi, cosa ribadita dal partito anche a livello locale, faranno il possibile perché si cambi la legge di modo che parte dell’energia prodotta possa ricadere sul territorio dove è nato l’impianto.
Ma prima della politica viene il progetto. La centrale eolica offshore al largo di Rimini progettata da Energia Wind 2020 srl prevede, stando agli elaborati presentati dalla società al ministero in sede di valutazione di impatto ambientale, un’alternativa al primo progetto. Così il numero delle pale passa da 59 a 51, ma questo non diminuisce le potenzialità dell’impianto le cui previsioni portano comunque alla potenza di 330 MW. Ogni aerogeneratore avrebbe dunque una potenza di 6,45 MW.
La diminuzione di piloni in mare va di pari passo con l’allontanamento degli stessi dalla costa. Se nel progetto iniziale tutti e 59 gli aerogeneratori rientravano entro le 12 miglia dalla costa, oggi l’area di competenza è compresa tra le 9,5 miglia e le 17,5 miglia dal litorale, entro le acque territoriali. Tradotto in chilometri, le prime pale compariranno a 18,4 chilometri (9,9 miglia nautiche) dalla costa di Rimini, 18,2 da quella di Riccione, 19,4 dalla costa di Misano e infine 19 da quella di Cattolica. I 51 aerogeneratori verrebbero posizionati in tre archi perpendicolari alla costa. Questo consente anche di non avere l’effetto ‘barriera’ guardando dal litorale l’orizzonte. Gli archi sono infatti distanti 3 chilometri l’uno dall’altro.
Se da un lato lo specchio d’acqua complessivamente interessato dal progetto è di 80 chilometri quadrati, va precisato che le “aree di sicurezza – spiegano da Energia Wind – che comprendono tracciati dei cavi aerogeneratori, stazione elettrica, e fasce di rispetto, occupano una superficie tra i 12 e i 15 chilometri quadrati”. Inoltre queste zone sarebbero interdette soltanto alla pesca a strascico, mentre le normali attività di pesca resterebbero consentite come anche quella sportiva o il diving.
L’energia prodotta poi verrebbe gestita da una singola piattaforma che diventerebbe anche un luogo di studio e di ricerca. Da qui attraverso una condotta marina l’energia arriverebbe sulla spiaggia di Rimini, per poi andarsi a collegare con la rete elettrica esistente. La zona dove collocare la centrale eolica offshore è stata scelta dopo le rilevazioni fatte con attrezzatura sulla piattaforma Azalea. Le previsioni per un impianto di questo tipo portano la produzione di energia stimata a 710 GWh in un anno. Un quantitativo che consentirebbe di coprire un fabbisogno tra il 45% e il 47,3% rispetto a quanto consumato dalla provincia riminese negli anni tra il 2018 e il 2020. In altre parole sarebbe come colmare la sete di energia elettrica di una cittadina con 120mila abitanti.
La società Energia Wind 2020 srl ha depositato al ministero della Transizione energetica il progetto il 5 maggio di quest’anno. Sei giorni più tardi, il 31 maggio, è iniziata la procedura di Valutazione impatto ambientale. Per legge i tempi tecnici prima di un pronunciamento sono limitati a 100 giorni, ma questo non è avvenuto e i tempi si stanno allungando. In attesa di un pronunciamento del ministero, la futura centrale potrebbe avere funzioni anche di ricerca e didattiche. Ci si riferisce alla piattaforma in mare o stazione elettrica di trasformazione. La struttura potrebbe diventare un presidio in mare per attività di monitoraggio ambientale, didattiche e persino turistiche.