Monza-Brianza – Un’agricoltura che consente di risparmiare il 95 per cento dell’acqua, il 90 per cento del suolo e che non fa uso di sostanza chimiche. Sulla carta, una rivoluzione. Si tratta delle cosiddette “fattorie verticali”, ovvero coltivazioni basate su serre multipiano alimentate con luce naturale e artificiale. A Cavenago, in provincia di Monza e Brianza, c’è la più grande e innovativa d’Europa.
Si chiama Planet Farms ed è stata fondata nel 2019 da Luca Travaglini e Daniele Benatoff. «All’epoca queste agricolture esistevano principalmente in Giappone, noi abbiamo provato a reinventarle in chiave italiana», racconta Benatoff. «La filosofia è semplice: tutti hanno il diritto di sapere cosa mangiano. Così abbiamo immaginato una filiera corta e un processo produttivo completamente trasparente».
Ma come funziona? Gli “ingredienti” sono quelli tradizionali: luce, acqua, aria e sali minerali. Tutto è totalmente automatizzato: la pianta cresce all’interno di “camere bianche”, prive di agenti esterni e con aria pura, alimentate da led a basso consumo. Questo previene molti degli stress a cui sono sottoposte le colture tradizionali, come grandinate, gelate, calore eccessivo e attacchi di parassiti. Dato che il processo avviene in un ambiente totalmente asettico, non serve usare pesticidi, erbicidi o antiparassitari e non si inquina il suolo con sostanze chimiche. Inoltre, acqua e sali minerali vengono riciclati per ridurre l’impatto ambientale.
L’agricoltura verticale risponde a due problemi. Il primo è ambientale: a causa del riscaldamento globale quasi un quarto della superficie agricola europea è ad alto rischio di desertificazione (tra cui vaste zone della Sicilia e del Meridione). Il secondo è alimentare: il fabbisogno nutrizionale globale aumenterà di circa il 70 per cento entro il 2050, concentrandosi in aree ad altissima densità urbana. In questo scenario, il vertical farming può aiutare a sopperire ai problemi di carenza di territorio e di prossimità con i consumatori.
«Io sono padre di tre figli – spiega Benatoff – e sento ogni giorno la responsabilità per l’ambiente. La nostra attività permette di dare una risposta sia al problema della scarsità delle risorse naturali, sia alla speranza di mangiare di mangiare prodotti locali, sani e buoni».
Qualche criticità, tuttavia, esiste sul fronte economico. Questo tipo di agricoltura richiede molta energia poiché fa grande affidamento su fonti di luce artificiali (benché ad alto risparmio energetico). Pertanto, rispetto a quella tradizionale, è più costosa per i produttori e, di conseguenza, per i consumatori. Inoltre, a seconda di come viene prodotta l’energia – con fonti rinnovabili o fossili – l’agricoltura verticale può essere più o meno ecologica. «La recente impennata del costo dell’energia ci ha colpito, ma non abbiamo aumentato i prezzi ai consumatori», assicura Benatoff. «Anzi, questo ci ha spinto a migliorare la nostra efficienza energetica: ad oggi, circa la metà dei nostri lavoratori è impiegata nell’innovazione e in ricerca e sviluppo. Siamo orientati al futuro».