Milano – Alessandra Accogli, 32 anni, è un raro cervello di ritorno. Potrebbe essere una modella per l’aspetto curatissimo ma in realtà è ingegnere dei materiali e delle nanotecnologie, con in tasca due lauree, un dottorato di ricerca al Politecnico di Milano e un’esperienza in una delle più prestigiose università al mondo: ha infatti trascorso un anno, fra il 2019 e il 2020, al Massachusetts Institute of Technology di Boston come Visiting Phd Student. Dall’America si è ristabilita nel capoluogo lombardo, per lanciarsi in un’avventura imprenditoriale che punta dritta alla transizione energetica attraverso una batteria di nuova generazione che ha tre “virtù”: è a basso costo, ad alta efficienza e soprattutto sostenibile.
Non è da sola in questa sfida. Già da qualche anno porta avanti il progetto di ricerca assieme a Gabriele Panzeri e Matteo Salerno: da aprile hanno fondato la startup Sinergy Flow, di cui Accogli è chief executive officer, Panzeri chief technology officer e Salerno chief operating officer. L’azienda è stata fra gli espositori della “Start-Up Zone” all’interno della manifestazione GasTech (l’evento internazionale di riferimento per l’industria del gas naturale, gnl, idrogeno e soluzioni per l’agenda “net zero”) che si è svolta dal 5 all’8 settembre nei padiglioni della Fiera di Rho.
«L’obiettivo della nostra startup è sviluppare batterie a celle di flusso per applicazioni di accumulo stazionario di energia di media e larga scala. L’architettura tecnologica delle celle di flusso risale agli anni Settanta ma si presta oggi ad accelerare il processo di transizione energetica», spiega l’amministratore delegato. La batteria si basa su una cella elettrochimica dove avvengono le reazioni, collegata a due serbatoi contenenti due diversi elettroliti disciolti in soluzione.
Gli elettroliti sono pompati all’interno della cella dove avviene una reazione di ossidoriduzione che trasforma l’energia chimica immagazzinata nei due fluidi in energia elettrica che può essere portata fuori dalla cella e utilizzata.
«Le batterie a flusso sono destinate all’integrazione con impianti di fonti rinnovabili consentendo un accumulo di energia per 20 ore consecutive. La questione è dirimente perché quando parliamo di rinnovabili il principale ostacolo per la loro diffusione su larga scala deriva dalla loro variabilità: il solare o l’eolico infatti producono energia in modo intermittente dal momento che il sole non splende sempre e il vento non soffia ogni giorno. La nostra batteria è in grado di fare accumulo di lunga durata, in laboratorio siamo arrivati a sperimentare anche cinquanta ore. Una sua diffusione consentirebbe la penetrazione delle fonti di energia rinnovabile fino al 90% inaugurando un vero cambio di paradigma» dettaglia Accogli.
Rivoluzionaria anche la composizione chimica che comporta una decisiva contrazione di costi rispetto ad altre soluzioni sul mercato: «Non abbiamo utilizzato il litio che è una terra rara ma abbiamo puntato su un materiale che esiste in abbondanza e a bassissimo costo come lo zolfo, un sottoprodotto di molti processi industriali, finora sottoutilizzato. Lo zolfo viene modificato per essere impiegato come materiale attivo nella batteria. Essendo un prodotto di scarto è disponibile in tutto il pianeta, evitando gli oligopoli geopolitici nell’approvvigionamento di materie prime e promuovendo l’indipendenza energetica delle comunità, nel rispetto dei princìpi dell’economia circolare».
Sinergy Flow al momento include i tre fondatori ma è in fase di chiusura il primo round di investimento che dovrebbe portare in dote altre 4 risorse. «Al momento la direzione che stiamo intraprendendo è scalare le dimensioni del dispositivo dal laboratorio per watt al prototipo pre-industriale per kilowatt. Al termine di questa fase metteremo sul campo la batteria, per validare la tecnologia in un contesto reale e avere un business case. L’obiettivo finale è a una produzione su larga scala».