Pesaro – Dare un’opportunità di formazione ai giovani disoccupati per poi immetterli nel mondo del lavoro e aprire una start up. Il tutto gratuitamente. Creare stimoli, ispirarli e orientarli dal punto di vista professionale. È questa l’idea di Bp Cube, incubatore certificato al Mise dal 2013 con uno spazio di coworking a Pesaro vicino alla Vitrifrigo Arena, di circa 1200 metri quadrati dove al momento operano circa 30 startup e professionisti. I soci, Paolo Tafini ed Enrico Battistelli, rispettivamente direttore operativo e amministratore delegato, hanno così deciso di creare un progetto chiamato ‘Digitalents’, finanziato dalla Regione Marche. Nel piano la città diventa il loro spazio di coworking, mentre i cittadini di riferimento sono i giovani. Il tutto a dimensione smart, con una politica partecipativa volta alla condivisione e alla collaborazione. «L’iniziativa ‘Digitalents’ è un esempio di come, attraverso un programma di formazione strutturato, sia possibile coinvolgere ragazzi sotto i 34 anni – a partire dai 18 –, stimolando e formando la loro imprenditorialità e offrendo un’occasione per porsi sul mercato con le proprie idee», spiegano Tafini e Battistelli.
La mission di Bp Cube è quindi quella di sviluppare ispirazione, innovazione e trasformazione per startup e aziende esistenti. Ma ora, con il progetto regionale, nello specifico per una fascia ristretta: i giovani. Orientamento informativo prima e formativo poi, per arrivare alla consulenza e al tutoraggio. Quattro fasi dove ragazzi e ragazze si metteranno all’opera e verranno messi alla prova. Dai 100 partecipanti iniziali ci sarà una scrematura che porterà il capitale umano a 10, i più talentuosi. Da qui un pitch contest, cioè un concorso, in cui risulteranno 5 vincitori. All’interno del programma, sia online che in presenza, le collaborazioni dell’Università di Urbino, della Business School w.academy di Ancona e della start up di Pesaro Manifaktura.
«Dalle idee delle startup possono nascere progetti che vanno nella direzione della Smart City: una città in cui la tecnologia possa incrementare la qualità della vita dei suoi abitanti – concludono Tafini e Battistelli –. Fra gli esempi si possono citare parcheggi intelligenti che comunichino agli utenti la disponibilità di posti auto liberi e minimizzino gli spostamenti e quindi l’inquinamento. Ma anche cassonetti intelligenti che segnalino il loro stato oppure applicazioni di realtà aumentata che permettano ai turisti una migliore fruizione del patrimonio artistico». La progettazione è presente. Ora sta ai giovani partecipare. La domanda è possibile farla direttamente sul sito di Bp Cube. Con la speranza di poter dar vita a una startup o di cogliere nuove opportunità.