Una consegna o ritiro per persona al giorno e per attività lavorativa alla settimana. Da 300 a 400 viaggi di veicoli merci ogni 1.000 persone al giorno e da 30 a 50 tonnellate di merci per ogni persona all’anno. Questi i numeri della logistica urbana le cui esternalità negative – destinate a crescere al 2050 parallelamente all’incremento della popolazione – costano 100 miliardi di euro l’anno, producendo il 30% delle emissioni di CO2 e il 20% del traffico. Uno scenario che impone di ripensare il sistema di e-commerce e consegne delle città del futuro.
A indicare la direzione riguardo alle policy da applicare e a fare il punto sul rapporto tra l’aumento degli acquisti di merci online e la trasformazione della loro circolazione nei conglomerati urbani, è il Position paper “La City logistic” realizzato dal Gruppo di lavoro ASviS sul Goal 11 (Città e comunità sostenibili) dell’Agenda 2030. «La rapida urbanizzazione e alcuni cambiamenti nella logistica – rileva ASviS nel rapporto – hanno portato a un aumento significativo dei movimenti di merci urbane in tutto il mondo. I veicoli commerciali servono prevalentemente il primo e l’ultimo chilometro delle catene di approvvigionamento nella maggior parte delle città ed è noto che il contributo dei veicoli commerciali al traffico stradale e all’inquinamento atmosferico è sproporzionatamente elevato rispetto ad altri veicoli».
Già in crescita prima della diffusione della pandemia da Covid-19, il fenomeno della vendita di merci in rete ha avuto una forte accelerazione con la crisi sanitaria e si stima (dati Netcomm) che a livello mondiale il peso dell’e-commerce sul totale delle vendite sarà all’incirca del 22% entro il 2024. Dal rapporto emerge come l’aumento delle vendite online dell’ultimo anno e mezzo abbia riguardato maggiormente la branca B2C. L’entrata diretta di quest’ultimo nella catena logistica rappresenta un reale punto di rottura, per cui cambia anche il coinvolgimento degli spazi urbani: da determinate aree periferiche dedicate all’intera città. Emerge, di conseguenza, la necessità non solo di nuovi poli logistici e dell’ampliamento dei magazzini esistenti, ma anche di piccoli magazzini della logistica, siti alle porte dei centri urbani.
Tendenze che – sottolinea l’ASviS – hanno un impatto in termini di emissioni e di consumo di suolo. Per ridisegnare in ottica sostenibile la logistica urbana l’ASviS propone di applicare un’imposta sui veicoli pesanti nelle aree urbane, impiegando gli introiti in investimenti per la mobilità urbana. Inoltre ASviS propone di formulare standard comuni per tutte le città; incentivare la diffusione di veicoli non inquinanti; costituire centri urbani per la consegna della merce; favorire il riuso a scopi logistici di aree industriali dismesse; incrementare la cooperazione tra gli stakeholders pubblici e gli operatori del settore.