Calci (Pisa) – La «ripresa e resilienza» sperimentate due anni prima che la pandemia da Covid 19 legasse tra loro questi due termini, capisaldi del piano approvato nel 2021 dall’Italia per rilanciarne l’economia, tracciando la rotta di uno sviluppo del Paese che vuol essere ‘verde’ e ‘digitale’. Dal Paese con la p maiuscola al paese, andiamo a Calci, poco più di seimila anime arroccate tra le sponde dell’Arno e le pendici del Monte Pisano.
Teatro, il 25 settembre 2018, di un incendio devastante: la mano di un piromane e le condizioni meteo favorevoli trasformarono in uno di quelli che oggi vengono definiti ‘mega fires’. Un inferno di fuoco che ridusse in cenere 1400 ettari di bosco, oliveti, case, luoghi del cuore.
Stravolgendo lo skyline del Monte Pisano per tre giorni, con gli ultimi focolai spenti dai corpi delle forze dell’ordine, dei Vigili del Fuoco, dell’Esercito e della Protezione Civile solo nella giornata del 27 settembre. Le cicatrici, là sul Monte, sono ancora evidenti, ma la vita è sempre più forte della distruzione. E la resilienza è nel fattore umano, di una comunità che fin dai primi momenti ha unito le forze e voluto reagire.
La rinascita è anche in chiave smart, come dimostrano gli ‘Occhi del Bosco’, una rete di telecamere che grazie ad una sottoscrizione lanciata tra i soci di Unicoop Firenze dopo il pauroso rogo, rappresentano un importante presidio in difesa del Monte Pisano. Ce lo spiega il sindaco di Calci, Massimiliano Ghimenti.
Sindaco, possiamo dire che siete una ‘smart country’.
«Avevamo investito molto sulla videosorveglianza, ben prima del disastroso incendio. Abbiamo telecamere che monitorano ogni passaggio in entrata e in uscita da Calci e sono collegate direttamente con la centrale operativa della Muncipale. E un altro importante presidio è il ‘conta-macchine’, uno apparecchio elettronico per monitorare il numero di accessi e discese del Monte Serra dal versante calcesano. Uno strumento per il quale ero stato anche criticato ma che, con il senno di poi, si è rivelato utile per garantire una maggior sicurezza di tutti, residenti e fruitori del Monte, soprattutto in questi giorni molto frequentato. Del resto, questa è cronaca, ha dato anche una mano agli investigatori, durante le indagini sul piromane del 2018».
E gli ‘Occhi del Bosco’ cosa sono?
«Sono otto videocamere dell’impianto di sorveglianza che è stato installato grazie alla sottoscrizione lanciata da Unicoop Firenze dopo l’incendio del settembre 2018. Sono videocamere ad alta risoluzione interconnesse tra loro e collegate alla sala operativa di protezione civile».
Ma sono davvero utili?
«Beh, solo due settimane fa hanno dimostrato tutta la loro utilità: ancora una volta l’azione dei piromani stava per provocare un disastro sul Monte. Gli ‘Occhi del Bosco’ hanno consentito alla Protezione Civile e al sistema regionale di anti-incendi boschivi in prima battuta la visualizzazione delle situazioni più a rischio e la gestione dell’emergenza e la messa in sicurezza delle popolazione e degli stessi operatori. Questo progetto si integra con quelli già attivi sul territorio e completa una serie di dispositivi di sicurezza che mirano alla riduzione del rischio per chi vive o frequenta il Monte Pisano. Grazie agli ‘Occhi del Bosco‘ è stato immediatamente verificato che si trattava di un incendio, quindi sono subito partite le squadre. Le fiamme sono subito state contenute in attesa dell’arrivo dell’elicottero».
E poi c’è il fattore umano, si diceva.
«Quello è la base di tutto. Ed è strettamente collegato alla tecnologia smart. Difendere un territorio, anche con la tecnologia, significa difendere le storie di chi quei territori li vive ogni giorno, li abita, ci lavora. E li ama».