Santa Croce sull’Arno (Pisa) – La conceria guarda avanti. Innovazione e sicurezza. Anche percorrendo le nuove autostrade della digitalizzazione. Molte hanno già avviato investimenti per la trasformazione digitale e per una innovazione a 360 gradi, compresa quella di modelli organizzativi che permettano di utilizzare informazioni, dati, competenze quali volano di sviluppo.
Anche l’ultimo rapporto di sostenibilità Unic, offe un quadro molto significativo dell’impegno del settore verso la transizione ecologica. E quindi anche tecnologica. Per i consumi, in particolare, vanno segnalati quelli relativi al consumo di energia, di acqua e di ausiliari chimici calcolati per metro quadro di pelle finita prodotta negli ultimi 20 anni: sono stati ridotti quasi del 40% i consumi energetici e del 15% quelli idrici. E ci continua a guardare avanti.
Un passaggio importante sarà la riorganizzazione del sistema di depurazione industriale e civile: il ben noto progetto Tubone. La strada è avviata. Ricordiamo che di pellami l’Italia è il primo produttore in Europa (con una quota del 65%), il primo esportatore al mondo e soprattutto è primo al mondo per produzione ed export di pellami per l’industria del lusso che nel distretto di Santa croce è forte di oltre 400 aziende, un giro d’affari che supera i due miliardi e ben 6000 addetti.
Un lusso che è necessariamente sempre più sostenibile e che trova nelle concerie degli interlocutori d’avanguardia su questo fronte: un costante miglioramento delle performance – grazie anche alla tecnologia digitale che ormai è parte integrante del ciclo di lavorazione – nell’uso delle risorse, del riciclo e delle emissioni. La stessa Fulvia Bacchi, direttrice generale Unic poche mesi fa sottolineava come «nessuna industria ha i livelli di certificazione come la concia italiana, che peraltro nasce come filiera circolare poiché lavoriamo uno scarto dell’industria alimentare».
Anche se la pandemia ha rallentato la concia italiana ha accelerato la ricerca sulla sostenibilità: «gli imprenditori si sono dedicati ancor di più alla ricerca, e oggi ad essa dedicano in media il 4% del loro fatturato, con punte del 10%». Le innovazioni, infatti, si susseguono in tutti i distretti: ci sono progetti che si si sono già anche concretizzati che hanno già permesso ad aziende di abbattere del 33% l’energia consumata e del 30% l’acqua utilizzata.
L’industria conciaria è il fiore all’occhiello del settore della moda e vanto del Made in Italy. Con il compito di trasformare in materiale pregiato le pelli grezze, ha un ruolo di primaria importanza nel panorama internazionale. Questi risultati sono stati raggiunti grazie alla tradizione secolare, alla qualità e al design. La transizione verso la piena sostenibilità è un obiettivo per l’eccellenza qualitativa e per l’ambiente. Ma l’aprirsi sempre di più a tecnologie d’avanguardia è il futuro.