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Home > Toscana > «Questa città deve imparare a osare di più» «Pistoia può e deve avere progetti nazionali»

«Questa città deve imparare a osare di più» «Pistoia può e deve avere progetti nazionali»

Serena Zarrini, presidente dell’ordine provinciale degli architetti: «Dobbiamo mettere "in moto" tutte le potenzialità per vivere meglio»

Samantha Ferri
12 Aprile 2022

Pistoia – Città sempre più all’avanguardia e «smart», intelligenti, alla portata e al servizio dei cittadini. Le città del futuro sono sempre più digitalizzate e sostenibili e anche la sensibilità dei professionisti e degli addetti ai lavori si muove in questa direzione. Secondo la presidente dell’ordine degli architetti di Pistoia, Serena Zarrini, anche Pistoia potrebbe osare di più e avere la possibilità di realizzare progetti dall’eco nazionale.

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Architetto di recente si sente sempre più spesso parlare di «smart cities» e «città del futuro », cosa si intende di preciso e quali passi si stanno muovendo in questa direzione?

«S’intende città intelligenti, tali grazie alla digitalizzazione e alla sostenibilità, città che «risparmiano », che ben gestiscono le risorse agevolando anche in tal modo la vita privata e professionale del cittadino. Per fare un esempio banale anche il car sharing è un modo per fare economia e agevolare la mobilità; la connettività e la presenza di wifi in ogni angolo dei centri urbani permetterebbe alle persone di lavorare in ogni luogo, rendendo più facile almeno lo smart working. Come si progettano queste città all’avanguardia? Pensando ai modi per farla funzionare, per metterla ‘in moto’ in tutte le sue potenzialità, a questo deve necessariamente partecipare la persona, le città del futuro deve essere più inclusiva, non si può progettare la città ‘smart’ non prevedendo il coinvolgimento umano, tutti i cittadini dovranno esser interconnessi tra loro».

Tuttavia ci sono voci contrarie alla ‘smart city’ perché secondo alcuni accentuerebbe le differenze sociali, aumentando il divario tra ricchi e meno abbienti, lasciando i secondi indietro nello sviluppo, nell’impossibilità di utilizzare queste metodologie che semplificano la vita e migliorano la connettività. In tutto ciò che ruolo hanno i cittadini? E come si coinvolgono?

«Hanno il ruolo di partecipare alle scelte decisionali, attraverso appunto i percorsi partecipativi volti a coinvolgere la maggior parte della cosiddetta cittadinanza attiva. Quante più persone si riesce a coinvolgere in questi frangenti quanto più snella, lineare e soddisfacente dovrebbe essere la progettazione definita ‘partecipata’. Il futuro della pianificazione sta certo in queste scelte condivise attraverso di essa. Questi percorsi hanno il compito di coinvolgere la cittadinanza nelle scelte politiche e di pianificazione; noi come ordine abbiamo intrapreso proprio con la commissione urbanistica un percorso simile negli anni tra il 2018 ed il 2019 che ha interessato tutta la città di Pistoia, incontrando, con l’andar del tempo, un numero sempre maggiore di cittadini e associazioni interessati alla riorganizzazione dei quartieri e della viabilità di essi. È stata un’esperienza interessante e illuminante: solo ascoltando chi ci vive si riesce a capire le problematiche dei vari quartieri, un contatto prezioso, che non deve essere interrotto».

E Pistoia come si colloca all’interno del panorama nazionale?

«Come progettazione a livello di ‘smart city’ c’è da fare molto, ma qualcosa si sta muovendo e sicuramente i fondi del Pnrr aiuteranno in questo senso. Pistoia è sempre la Cenerentola delle province toscane ma non mancano progetti positivi, come quello dell’architetto Nio che da tempo lavora all’idea di realizzare un Data center. Sono idee che potrebbero portare la città ad avere maggior visibilità a livello nazionale, sia per questo tipo di proposta progettuale che per l’innovazione che il Data center creerebbe, oltre a riqualificare l’area Dano, al di là di qualsivoglia strumentazione politica. Un intervento che faciliterebbe assai il passaggio verso un tipo di città smart, dove pubblico e privato possano lavorare insieme. A me e all’ordine preme solo che la città abbia finalmente il risalto che merita e, perché no, possa anche osare di più».

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