Firenze – L’acqua torbida e limacciosa che assalta gli scheletri fragili di città e borghi della Toscana delle nostre città è una paura arcaica e ancestrale ormai sedimentata e cucita sottopelle e con la quale i toscani, colpiti da disastri d’ogni tipo attraverso il tempo, convivono da decenni. L’alluvione che devastò Firenze il 4 novembre del 1966 è il simbolo più plastico di tutto questo ma nei secoli decine di inondazioni hanno violentato le nostre terre così dolci eppure all’improvviso aspre e difficili.
Un territorio tanto bello quanto delicato, minacciato costantemente da un quadro meteorologico sempre più complesso necessita quindi di una cura che solo la programmazione costante può garantire. Il 3 novembre scorso, alla vigilia dell’anniversario numero 56 dell’alluvione che mise in ginocchio Firenze, il governatore Eugenio Giani ha fatto il punto sui lavori di messa in sicurezza dell’Arno lungo tutto il suo corso ma anche di tanti fiumi e torrenti minori.
«Oggi la Toscana – queste le parole del presidente della Regione – ha 600 milioni di progetti ‘aperti’ ovvero in via di progettazione, con lavori in corso o con lavori conclusi ma ancora non del tutto rendicontati. Naturalmente – ha precisato Giani – non stiamo lavorando solo per la sicurezza dell’Arno, ma sono in corso interventi anche sull’Albegna, sul Serchio, sul Carrione».
I 600 milioni impegnati per la realizzazione degli interventi di messa in sicurezza del fiume Arno, fanno sapere da Palazzo Strozzi Sacrati, derivano da finanziamenti sia regionali che di provenienza statale. Il direttore del settore difesa del suolo e Protezione civile della Regione Toscana, Giovanni Massini, ha inoltre ricordato che nel prossimo futuro sono previste ulteriori risorse per gli interventi previsti dal Pnrr (60 milioni), oltre a 30 del Por e 32 del ministero dell’ambiente snocciolando le zone calde del territorio dove le istituzioni contano di intervenire con maggior tempestività e accuratezza.
La Regione stima dunque che nel corso del 2023 possano essere finanziati altri 120 milioni di interventi. Attualmente i principali progetti – in previsione, in corso d’opera o di recente realizzazione – lungo il tragitto dell’Arno sono la diga di Levane nell’Aretino, le casse di espansione nell’area di Figline e Incisa in provincia di Firenze, l’adeguamento del ponte Pian dell’Isola, le casse di espansione dei Renai (fine dei lavori nel 2023) di Fibbiana e di Cerreto Guidi nell’Empolese, gli interventi sullo Scolmatore (primo lotto da 15 milioni concluso nel 2017, secondo lotto da 14 milioni di prossima realizzazione) le 12 briglie del project sull’Arno.
È previsto poi, sempre in provincia di Firenze un intervento massiccio sulla Sieve, con la risagomatura del fiume Sieve alla confluenza con l’Arno, all’altezza di Pontassieve, e nuove casse di espansione. «I fatti – le parole del presidente della Regione Toscana Eugenio Giani – ci hanno dimostrato l’efficacia di interventi strutturali come la realizzazione della diga di Bilancino, della cassa di espansione di Roffia, dello Scolmatore. Basta ricordare il 2019, quando proprio la cassa di Roffia, appena ultimata, salvò Pisa dall’esondazione dell’Arno».