“Non esiste una transizione ecologica senza una transazione digitale. E l’innovazione tecnologica, se non ha come obiettivo la transizione ecologica, perde di senso”. Massimo Bugani ripete il suo mantra mentre illustra cosa significhi, oggi, essere una Smart City e quali sono i progetti messi in campo dal Comune per accompagnare Bologna nel diventare una città sempre più interconnessa e al servizio del cittadino. L’assessore di Palazzo d’Accursio all’Agenda digitale traccia un bilancio dei traguardi raggiunti sotto le Torri in campo di innovazione tecnologica e guarda ancora avanti, continuando a lanciare la grande sfida del ‘gemello digitale’.
Bugani, partiamo dalle infrastrutture che permettono ai bolognesi di sentirsi davvero connessi tra loro, dalla banda larga alle connessioni ad alta velocità.
“Bologna è una città in gran pare cablata e coperta dalla fibra. Un vantaggio emerso anche durante la pandemia, con la nostra città che ha accusato molto meno di altri il colpo grazie a una connessione garantita nel territorio comunale e in ampi spazi del territorio metropolitano. Non solo: uno degli ultimi report sul digitale, a inizio anno, ha premiato Bologna insieme a Milano e Firenze come città più digitalizzata d’Italia. E la lista di traguardi continua”.
Ma cosa può riuscire a fare oggi, concretamente, un bolognese con lo smartphone in mano o con un computer davanti?
“Tutto. A livello di servizi offerti al cittadino siamo molto avanti e tutto avviene in formato digitale, dai documenti alla modulistica. Questo rende il cittadino autonomo con le varie pratiche e nell’accesso ai servizi comunali. Possiamo contare su una mole davvero infinita di dati ormai”.
Di che tipo? Ci racconti meglio.
“In questi mesi abbiamo fatto un grande lavoro nel reperire tante info da vari dipartimenti e inserirle in maniera geolocalizzata su Bologna, in modo da avere una mappa digitale. I dati che siamo riusciti a raccogliere spaziano tra tutti gli ambiti, mi viene in mente la mappatura di tutta la rete del gas e di tutte le tubature con tanto di pressione precisa o la digitalizzazione di tutte le alberature e delle piantumazioni, fino alla rete di semafori intelligente in grado di regolarsi a seconda del traffico e favorire, ad esempio, una maggiore circolazione dei mezzi pubblici. Ma i dati non rimangono solo dati e servono per intervenire”.
Per favorire ad esempio la prevenzione o, grazie alla tecnologia, risolvere situazioni emergenziali?
“Sono segnali di come la digitalizzazione della nostra città sia in fase avanzata e di cosa una Smart City sia in grado di fare. Faccio un altro esempio: abbiamo siglato un accordo con la Protezione Civile e ora, di fronte a qualsiasi calamità, siamo in grado di fornire una cartella in tempo reale con tutti i dati del territorio e delle fragilità esistenti. E c’è di più”.
Cosa?
“Questo è il modello su cui costruiremo il ‘gemello digitale’, cioè una copia digitale di Bologna che ci consenta di fare simulazioni, di mettere in campo sperimentazioni, di arrivare a nuove soluzioni per i cittadini e simularle prima digitalmente. E anche su questo progetto rientrano i fondi del Pnrr. Il tutto, sempre nel rispetto della privacy”.
Un tema per molti delicato. E per quanto riguarda la cybersecurity?
“È un aspetto prioritario e c’è anche in atto un altro progetto ministeriale per avviare un concorso per esperti in cybersecurity. Ci sono davvero tantissimi elementi in gioco”.