Cesena – Qualità della vita, rispetto ambientale e ragioni contingenti. Inforcare la bicicletta per gli spostamenti quotidiani sta diventando un’abitudine per un crescente numero di persone di ogni età, spinte dalle motivazioni più varie, non ultime quelle decisamente pragmatiche legate sia ai costi del carburante che dell’intero paniere della spesa quotidiana.
Non da ora il Comune di Cesena si sta impegnando nella realizzazione di quella che immagina possa diventare una strategica rete in grado di collegare la città attraverso percorsi riservati a chi si muove a piedi o sui pedali: la ‘bicipolitana’ avrà poco in comune col Metrò di Parigi, ma certamente lo spirito è lo stesso e ruota intorno all’intento di realizzare una serie di ‘stazioni’ e di interscambi, in modo da rendere più agevoli e sicuri gli spostamenti a fianco della carreggiata.
Non ci sono treni dai quali scendere o salire, ma incroci da mettersi alle spalle muovendosi lungo percorsi tracciati (una segnaletica che va per la maggiore prevede di dipingere di rosso vivo il tratto riservato a pedoni e ciclisti) e pensati per mettere in rete le zone periferiche col cuore della città.
In quest’ottica, il passaggio cruciale è quello che forma l’anello intorno al centro, che deve essere continuo e funzionale, in modo da far partire a raggiera tutti gli altri itinerari. Uno dei tratti nodali è stato recentemente ultimato nel segmento di via Emilia intitolato a Giovanni Bovio: per realizzarlo, la carreggiata è stata ristretta con l’eliminazione dello spartitraffico centrale, sostituto dal percorso protetto che fiancheggia (sull’interno) la fila dei parcheggi, ora più regolamentati.
A onor del vero l’impatto estetico non è dei migliori e in questi primi tempi molti automobilisti lamentano una viabilità non certo ottimale che potrebbe mettere a rischio la sicurezza di tutti, invece di aumentarla.
Il tempo dirà chi ha ragione, ma quello che è certo è che negli uffici di Palazzo Albornoz si continuano a progettare collegamenti, peraltro in risposta alle ferme richieste della comunità che in alcune zone (si veda il caso emblematico di Diegaro) si è addirittura costituita in comitati per chiedere la realizzazione di piste ciclabili sicure.
Certo, il massimo della soddisfazione è pedalare lontano dalle auto e in mezzo alla natura: è possibile farlo lungo il fiume Savio e fiancheggiando il Pisciatello andando verso Cesenatico. Sono bellissime eccezioni, non la regola. La regola è ricavare un cordolo tra dove si muovono le auto e dove pedala chi va in bici. Così restano lo smog (sulla via Emilia soprattutto) e il paesaggio a volte rivedibile, ma l’intento è puntare sull’impatto emotivo: non serve il biglietto e non c’è da stare spalla contro spalla a mantenere l’equilibrio sui binari. Ma anche così raggiungere ogni angolo della città può diventare possibile.