Pesaro – In oncologia, l’innovazione ti salva la vita. A Pesaro, il 16 e 17 settembre, ci sarà un convegno di medici e professori universitaria che da tutta Italia si riuniranno per condividere esperienze e le novità acquisite a Parigi dove si è appena concluso l’Esmo, il congresso internazionale sulle ultime scoperte scientifiche nel settore. Rita Chiari, primario del reparto di Oncologia all’ospedale di Pesaro, Azienda Marche Nord, sta rientrando dalla capitale francese, carica di riflessioni e pronta, venerdì, a fare gli onori di casa. Dal podio della sala Pierangeli in viale Gramsci 4 a Pesaro, aprirà il convegno di cui ha curato impianto e invitato una decina di esperti.
Dottoressa cosa è, nel suo settore l’innovazione?
«È importante che i medici acquisiscano una conoscenza più profonda dei processi di formazione dei vari tumori perché stiamo entrando in una fase in cui sono studiati per le loro caratteristiche molecolari e per il meccanismo di progressione della malattia».
Tradotto per noi mortali?
«I nuovi studi clinici e quindi i nuovi farmaci affrontano questi meccanismi. Se un oncologo non li capisce diventa difficile se non impossibile comprendere lo studio nel quale arruolare il paziente, l’uso del farmaco e quindi prendere le giuste decisioni cliniche. Le terapie saranno sempre più mirate e i farmaci personalizzati e questo richiederà grandi risorse economiche ed umane che saranno sostenibili solo se si interviene sul tumore nello stadio iniziale».
E’ quello di cui parlerete al Convegno dal titolo “Ricerca, cura e umanizzazione in oncologia“?
«Sì. Con il mio intervento introdurrò questi aspetti che saranno trattati anche dal professore Mauro Magnani dell’Università di Urbino. Sarà lui a spiegare “Come nasce un farmaco oncologico”».
Ma non aveva detto che il convegno con un impianto divulgativo avrebbe proposto anche aspetti importanti, complementari all’azione di cura?
«Siamo sempre medici – sorride Chiari –, ma come dice il titolo del convegno oltre a “Ricerca e cura“ affronteremo il grande tema dell’umanizzazione».
Che cosa intende?
«Guardare ai processi di cura anche dal punto di vista del paziente: ecco quindi che molto si può fare con la cultura della prevenzione o persino agendo sulla burocrazia. Innovativo non è solo utilizzare i farmaci e i macchinari di ultima generazione ma anche affrontare la malattia in modo multidisciplinare».
Non sia mai che la semplificazione burocratica inizi dallo studio di un oncologo…
«No, in questo caso la semplificazione è merito della direzione di Marche Nord».
Di che parliamo?
«La direttrice, Maria Capalbo, ha siglato un accordo tra Marche Nord e Inps per la tutela dei pazienti: avranno, direttamente dai loro specialisti, il rilascio del certificato oncologico».
Che effetto ha sulla vita del paziente?
«E’ una svolta importante nel percorso di tutela dei pazienti oncologici, che, grazie al protocollo siglato dall’Azienda con Inps, potranno usufuire, in tempi celeri, dei benefici giuridici, economici e di tutela del lavoro previsti dalla normativa».
Su cos’altro avete lavorato?
«L’Azienda ospedaliera Marche Nord ha realizzato dei “Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali“ (PDTA) : diagnosi, cura, assistenza e riabilitazione fino “all’umanizzazione delle cure” che si prefigge di soddisfare i bisogni organici, psicologici e relazionali del paziente».
Scendendo nel dettaglio?
«Abbiamo promosso anche un progetto di medicina narrativa: al convegno racconteremo come è nato “Sei“, un libro di racconti nato dalla collaborazione di pazienti e scrittori. Non solo».
Prego.
«Il valore dello stile di vita in termini di prevenzione porterà al convegno i risultati legati alla migliore alimentazione. Concluderemo con un pranzo della salute, mettendo in pratica le buone prassi, avvalorate da studi nutrizionistici legati alla condizione del malato oncologico».
Parlerete bene, spero, della dieta mediterranea…
«Assolutamente sì. Consumata tutti i giorni riduce del 10% la mortalità per cancro».