Forlì – Quando, nel febbraio del 2015, le luci di Eataly si accesero per la prima volta su piazza Saffi, a molti forlivesi sembrò che davvero il futuro fosse approdato in città. Il colosso della gastronomia guidato dal timoniere Oscar Farinetti allora era sulla cresta dell’onda in tutta la Penisola e per Forlì l’opportunità era senz’altro ghiotta, non tanto – o non solo – per gli amanti della buona tavola, ma per quanti (commercianti, residenti e amministratori) sognavano di vedere rifiorire piazza Saffi, rivitalizzata dall’arrivo del grande marchio.
Tre piani e una moltitudine di offerte pe tutti i gusti: bar proprio sotto i portici, gelateria artigianale, pizzeria gourmet, supermercato con prodotti provenienti da tutta Italia esposti sugli scaffali e, infine, la trattoria ‘Da Giuliana’, la cui chef era la stessa, apprezzatissima, che per lungo tempo aveva cucinato i suoi piatti alla pluripremiata trattoria del Gambero Rosso di San Piero in Bagno. Eataly, tra alti e bassi, ha retto per sei anni. Gli alti – a dirlo sono i dati analizzati a posteriori – sono quelli che riguardano in particolare la pizzeria e il ristorante. Il tasto dolente, invece, è sempre stato il supermercato che ha faticato ad ingranare sin dai primi mesi di apertura.
Nel periodo più duro del Covid, come molte altre realtà, anche Eataly ha chiuso, solo che ha tardato a riaprire: un ritardo che presto è risulato sospetto. Qualche annuncio criptico sulle pagine social, qualche vaga promessa e poi la realtà: il marchio avrebbe lasciato definitivamente piazza Saffi perché il bilancio non era più sostenibile. Succedeva all’inizio di aprile 2021. Le luci sono tornate a spegnersi e le insegne di Eataly sono state smantellate una ad una.
In piazza Saffi, da allora, rimane un grande palazzo ormai vuoto, ma perfettamente riqualificato appena pochi anni fa. La proprietà è nelle mani della Fondazione Cassa dei Risparmi alla quale, ora, di concerto con l’amministrazione, è toccato il compito di pensare a un nuovo utilizzo. Le ipotesi sul tavolo, nel corso dei mesi, sono state numerose e si era parlato anche di una vocazione universitaria: qualcuno avrebbe visto con favore un luogo di aggregazione e studio per studenti. Alla fine, però, la Fondazione ha puntato sull’idea di realizzare un polo gastronomico (magari corredato da un ristorante di alto livello).
Ora, però, non siamo più nel campo delle ipotesi, infatti alla fine del giugno scorso la Fondazione ha annunciato quale sarà la nuova vocazione di palazzo Talenti Framonti, e c’è anche il nome: ‘Casa Romagna’. Pure il progetto è delineato: ci sarà un ampio dehor con bar, pasticceria, birreria e mercato contadino al piano terra, dove verrà sfruttato anche il cortile interno per l’organizzazione di eventi culturali. Ai piani superiori ci sarà il ‘food court’, ovvero l’area di vendita dei prodotti gastronomici di eccellenza del territorio. Qui si troverà anche uno spazio espositivo per realizzare eventi collaterali che dialoghino con mostre del San Domenico. Alcuni spazi saranno, invece, lasciati agli studenti universitari. Salendo ancora, ecco che si troverà il ristorante, ma non solo: ci saranno anche corsi di cucina promossi da Casa Artusi di Forlimpopoli e un’area per gli studenti universitari.
Il progetto è stato ideato dall’agenzia di comunicazione con sede a Roma e Milano ‘Mn Comm’ ed è decisamente ambizioso, infatti punta a trasformare l’ex Eataly nel cuore vivo della città dove troveranno spazio cultura, vendita e promozione del territorio. La Fondazione Cassa de Risparmi – precisiamolo – non gestirà ‘Casa Romagna’, ma ne sarà solo la regia. Servirà, perciò, un manager. Anzi, tre, ai quali faccia poi capo una persona che si occupi della sostenibilità finanziaria dell’impresa: uno per la ristorazione, uno per la promozione e uno per la vendita.
A questo punto manca il passo successivo, quello cruciale, sta a dire la ricerca e la selezione delle imprese e dei soggetti che accetteranno la sfida di ridare vita al palazzo. La volontà della Fondazione è quella di dare la priorità a realtà del territorio. Le tempistiche? Ancora l’orientamento è quello di non sbilanciarsi troppo, forse per non rischiare di deludere le aspettative, ma è stata già anticipata la modalità: si procederà con aperture non simultanee in modo da riuscire ad attirare maggiormente l’attenzione dei forlivesi che, in questo modo, potranno prendere parte a ben tre diverse inaugurazioni per un progetto che, in un modo o nell’altro, cambierà decisamente il volto di piazza Saffi.