Forlì – Maggiore attenzione all’ambiente, lotta agli sprechi, nuove tecnologie: è facile prevedere che nel futuro ci sarà sempre meno plastica, materiale fortemente inquinante che sempre più aziende cercano di rimpiazzare con cartone o metallo. O, perché no, con nuovi prodotti.
Sempre più comuni, per esempio, hanno scelto di vietare la plastica in un àmbito fortemente significativo: la scuola. Castrocaro è stata precursore, con una mensa che serve da anni stoviglie completamente compostabili e biodegradabili. Forlimpopoli, Meldola, la stessa Castrocaro e naturalmente Forlì – sono solo alcuni esempi – hanno avuto occasione di installare erogatori d’acqua e di regalare borracce che consentano di fare a meno delle classiche bottigliette.
Non basta, però: Forlì ha annunciato un’ordinanza che vieti completamente il materiale d’origine fossile: i commercianti potrebbero utilizzare solo prodotti alternativi. Il Comune sta ancora valutando il testo sulla base di alcune recenti normative.
Una vera svolta su questo settore è fatta sì di gesti simbolici e quotidiani, ma anche di significative innovazioni nel settore produttivo. In altre parole, anche le aziende stanno guidando la transizione. Impossibile proporre un quadro completo, ma ci sono vari esempi virtuosi.
Molte aziende si sono dotati di colonnine che depurano l’acqua del rubinetto, come la forlivese Acquaplus che già nel 2018 era diventata partner del ministero dell’Ambiente. Un’altra realtà locale, la ‘Acquisti Bartolomei’ di Forlimpopoli, è stata una delle prime a commercializzare acqua in un contenitore di tetrapak: quello, per intenderci, utilizzato più comunemente per latte o succhi di frutta. Mentre Bestack, un’azienda del settore dell’imballaggio, ha puntato su cassette in cartone ondulato.
Infine, la Green Focus ha lanciato (uno dei primissimi fu al Puntadiferro) gli ecocompattatori: vale a dire, macchinette che raccolgono le bottiglie di plastica vuote le schiacciano, pronte per essere riciclate.
Il progetto più innovativo, però, è quello che mira a liberare la plastica dalle materie fossili. C’è un’azienda fondata pochi anni fa che si chiama Sabiomaterials: il fondatore ha un cognome importante per il settore, Carfagnini. Non si tratta di Italo, fondatore della Softer (oggi Celanese, colosso della chimica), ma del figlio Alessandro, 43 anni, che proprio nell’azienda paterna si è formato.
Anche la Sabiomaterials si occupa di plastica, ma ‘bio’: zucchero, resti vegetali e oli della stessa natura, e perfino scarti della produzione del vino, possono avere una seconda vita trasformati in materiale prezioso. Il progetto di economia circolare che porta a produrre tappi in bioplastica è già stato premiato dalla Regione.