Milano – Siamo abituati a pensare ad agricoltura e tecnologia come a due mondi che nulla hanno a che spartire l’uno dall’altro. Eppure, da anni ormai, non è più così. Un po’ per esigenze di mercato, un po’ per adattarsi ai cambiamenti climatici, sempre più agricoltori stanno compiendo la transizione verso la cosiddetta “Agricoltura 4.0”, vale a dire l’utilizzo di tecnologie digitali per aumentare la competitività e l’efficienza della filiera agroalimentare.
Nel 2021, il valore complessivo di questo mercato in Italia è stato di 1,6 miliardi di euro, una cifra in crescita del 23% rispetto all’anno precedente. Secondo i dati raccolti dall’osservatorio Smart agrifood del Politecnico di Milano, la superficie coltivata con strumenti di agricoltura 4.0 ha toccato lo scorso anno il 6% del totale, il doppio rispetto al 2020. Sei agricoltori su dieci, infatti, affermano di utilizzare almeno uno degli strumenti digitali dell’agricoltura smart.
Qualche esempio? I sistemi di monitoraggio da remoto dei macchinari e delle attrezzature agricole. Oppure i sistemi di intelligenza artificiale per la mappatura dei terreni, che permettono di misurare la fertilità e la resa del campo. O, ancora, i sensori con tecnologia “internet of things”, che consentono di monitorare lo stato delle colture, delle foglie, il grado di umidità e l’eventuale presenza di malattie.
«La siccità e i cambiamenti climatici hanno reso evidente che c’è bisogno di tecnologia e ricerca anche in campo agricolo», commenta Riccardo Crotti, presidente di Confagricoltura Lombardia. «Questa situazione di emergenza potrebbe convincere sempre più produttori ad adottare nuove soluzioni tecnologiche. Perché questo avvenga, però, è necessario mettere in campo risorse adeguate».
La siccità e le ondate di caldo record degli ultimi mesi hanno riacceso i riflettori anche su un altro importante strumento dell’agricoltura 4.0: l’irrigazione intelligente. In altre parole, tutti quei sistemi che permettono di erogare l’esatta quantità di acqua necessaria, nel momento più adatto della giornata. A chiedere a gran voce di investire in questi strumenti è stato lo stesso assessore regionale all’Agricoltura, Fabio Rolfi, che ha proposto di indirizzare 500 milioni di euro di fondi del Pnrr, attualmente dedicati alla meccanizzazione agricola, proprio all’irrigazione intelligente.
Di soluzioni “smart”, però, ce ne sono tante altre. A partire dall’agricoltura verticale, un sistema di coltivazione al chiuso – in ambiente controllato – che si sviluppa su serre verticali e permette di risparmiare fino al 90% dell’acqua utilizzata per l’agricoltura tradizionale. Un altro strumento che potrà rivelarsi sempre più diffuso in ambito agricolo sono i droni.
Nelle scorse settimane, Regione Lombardia ha sviluppato un piano che prevede l’utilizzo proprio di questi sistemi per la distribuzione di fitosanitari a protezione delle colture di olivo, riso e vite a Brescia, Pavia e Sondrio. Accanto ai tantissimi progetti in fase di sperimentazione, l’Italia è anche tra i primi dieci Paesi al mondo per numero di start-up agroalimentari, che si rivolgono non solo ai produttori ma anche ai consumatori finali. Oltre a rendere più efficiente il lavoro delle aziende agricole, infatti, le soluzioni di agricoltura 4.0 possono generare un vantaggio anche per il consumatore finale, che può tracciare l’origine dei prodotti e verificarne la qualità.
Vertical Farm, sperimentare un business che si consolida
Una delle novità più interessanti nel settore dell’agroalimentare è senz’altro l’agricoltura verticale, ossia il sistema di coltivazione in ambiente controllato che si sviluppa su serre verticali. Nel 2020, questo comparto ha raggiunto un giro d’affari globale di 5,5 miliardi di dollari e, secondo alcune stime, entro cinque anni potrebbe superare i 19 miliardi. Ad oggi, sono due le realtà di agricoltura verticale attive sul mercato italiano, entrambe con sede in Lombardia. Si tratta di Agricola Moderna, che ha uno stabilimento a Melzo, e Planet Farms, che a Cavenago Brianza ospita la più grande vertical farm d’Europa.
I vantaggi di questo sistema produttivo sono tanti: accorciamento della filiera produttiva, risparmio d’acqua del 90% e resa per metro cubo venti volte superiore rispetto alle serre tradizionali. Allo stato attuale, però, il “vertical farming” presenta anche grossi limiti. Innanzitutto, permette di coltivare solo una varietà ristretta di prodotti, principalmente insalate. In secondo luogo, richiede enormi quantità di energia, a causa dei sistemi di illuminazione artificiale – solitamente a Led – che permettono alle colture di crescere anche in assenza di luce solare.
Un problema che potrebbe rappresentare un ostacolo al futuro dell’agricoltura verticale, soprattutto in seguito al caro bollette. Non è da escludere, però, che negli anni a seguire la tecnologia riesca a offrire una soluzione adeguata anche a questo problema.