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Home > Lombardia > Internet of things tra sfide e opportunità

Internet of things tra sfide e opportunità

Vari i campi di applicazione: dal monitoraggio della qualità dell’aria alla gestione della mobilità

Gianluca Brambilla
8 Giugno 2022

Milano – Semafori sincronizzati per l’onda verde, lampioni che si accendono solo all’occorrenza, edifici che regolano la temperatura in base al numero di persone presenti in una stanza. Sono tutti risultati del cosiddetto IoT, “internet of things” (internet delle cose). In altre parole: dispositivi, macchinari o qualunque altro tipo di oggetto in grado di ricevere e trasmettere dati.

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Da anni si parla di smart home, smart building, smart agricolture e, ovviamente, di smart city. Questo insieme di tecnologie, infatti, potrebbe rivoluzionare – a poco a poco – il modo in cui viviamo la città. Alcuni esempi sono già sotto i nostri occhi. Basti pensare ai sensori che, durante i periodi di contingentamento dei mezzi pubblici, erano in grado di bloccare i tornelli della metropolitana per non creare sovraffollamento. Oppure a Wiseair, la startup per il monitoraggio della qualità dell’aria lanciata negli scorsi mesi da alcuni studenti dell’Alta scuola politecnica. Il progetto, che è già stato richiesto da un centinaio di cittadini milanesi, funziona così: un vaso da esterni – che si autoalimenta grazie a fotocellule solari – si collega con la rete WiFi per condividere i dati sulle polveri sottili, rilevate proprio attraverso sensori IoT.

I dati sulla qualità dell’aria vengono poi condivisi da tutti i vasi presenti a Milano e messi a rete, così da poter monitorare le zone della città con la più alta concentrazione di polveri sottili. Tra i colossi dell’innovazione digitale che promuovono iniziative di questo tipo c’è anche Ibm, che dal 2015 opera in ambito IoT e la scorsa estate ha messo a disposizione la propria tecnologia per lanciare il primo progetto pilota di guida autonoma per gli autobus della linea 90/91.

«Abbiamo una specifica offerta dedicata alle smart cities e proprio in questi giorni a Milano abbiamo avviato una collaborazione con il Comune per identificare ulteriori casi d’uso per la realizzazione di servizi nell’ambito della “città a 15 minuti”», rivela Gianluca Vergaretti, partner data & technology transformation di Ibm Italia. Sempre sul tema della mobilità, Ibm ha collaborato anche con il gruppo Autostrade, lanciando una piattaforma per il monitoraggio delle infrastrutture.

«La nuova piattaforma si avvale dell’uso di droni, internet delle cose e modellazione digitale 3D di Fincantieri NexTech per innovare le attività di monitoraggio di oltre 4.500 opere presenti sulla rete autostradale», commenta Vergaretti. Un altro esempio di innovazione milanese è Things, un’azienda di design e innovazione che dal 2012 si occupa di IoT per consumatori.

«Siamo attivi su diversi fronti: salute, mobilità, domotica, wellness e non solo», sottolinea il fondatore Pier Bardoni. Tra i progetti più di successo della sua azienda c’è “Twinkly”, un sistema di illuminazione a Led intelligente. «È nato come un semplice prodotto di illuminotecnica per gli alberi di Natale – ricorda il Ceo di Things –: attraverso un algoritmo nell’app siamo in grado di mappare l’albero per cui l’utente può scegliere diversi colori e animazioni».

Quello che doveva essere un semplice prodotto di decorazione stagionale, però, è diventato un successo globale, in grado di conquistare non solo il mercato europeo ma anche americano e giapponese nella smart home. «Ora stiamo lavorando ad alcuni progetti di mobilità in sharing qui a Milano – aggiunge Bardoni –. I nostri prodotti fanno leva sul design, ma non è l’unica cosa che conta. Oltre all’immediatezza e alla facilità d’uso, è importante l’abilitazione tecnica: l’IoT dev’essere in grado di risolvere problemi per le persone».


Si evolve l’offerta, cresce il mercato

Centodieci milioni di connessioni IoT attive. All’incirca 1,8 per abitante. Sono questi i numeri del mercato italiano dell’Internet delle cose, che nel 2021 è cresciuto del 22% rispetto all’anno precedente, arrivando a toccare i 7,3 miliardi di euro di valore complessivo. Una conferma che arriva dall’ultimo rapporto dell’Osservatorio IoT del Politecnico di Milano, da cui emerge anche che ben l’80% delle grandi aziende italiane ha attivato servizi a valore aggiunto basati sull’internet delle cose. A spingere il settore, già in piena fase di sviluppo, sono anche i fondi del Pnrr.

Ammontano a circa 29,8 miliardi, infatti, i fondi che potranno interessare il settore dell’IoT nei prossimi anni. Di questi, circa 14 miliardi sono stati stanziati per il settore industriale e 4 miliardi per la telemedicina. Seguono le risorse per la smart city (2,5 miliardi) e per i cosiddetti smart building (3,6 miliardi), così da migliorare l’efficienza degli edifici e favorire il passaggio a riscaldamento e raffrescamento con pompe di calore. Affinché tutte queste tecnologie continuino a svilupparsi, però, occorre continuare a investire per consolidare l’infrastruttura abilitante: la banda ultra-larga e la rete 5G. All’interno del Piano di ripresa e resilienza sono 7 i miliardi previsti per le reti ultraveloci, che, una volta sviluppate, potranno davvero far decollare il mercato dell’internet delle cose.

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