Milano – Le professioni ad alto e altissimo contenuto tecnologico cresceranno del 14% nell’ultimo trimestre 2022. È un trend costante e Milano rappresenta la maggiore calamita italiana di attrazione degli specialisti del settore e il luogo dove sono meglio pagati.
Ma quali sono le figure più richieste dal mercato, quali dinamiche nasconde, anche a livello retributivo, il rapporto tra domanda e offerta? E ancora: quanti sanno che la flessibilità e lo smart working giocano un ruolo dicisivo nelle scelte dei professionisti dell’Hi-tech e nelle strategie che le aziende adottano per poterseli assicurare? A queste e molte altre domande cerca di rispondere una ricerca su vasta scala focalizzata sulle Tech Cities e condotta da Experis.
Si tratta di un brand nel settore reclutamento del gruppo Manpower, multinazionale Usa al terzo posto nel settore delle risorse umane. La ricerca, per cominciare, individua in tutta Italia le 10 Tech Cities nelle quali si concentra circa il 60% della richiesta di figure professionali ad alto profilo tecnologico. La prima, manco a dirlo, è Milano col 24% delle richieste, seguita da Roma con il 16%. Seguono Torino (5%), Napoli (4%) e le altre Tech Cities (Bologna, Padova, Varese, Udine, Bari e Catania) con percentuali minori. La classifica delle richieste è ovviamente influenzata dal dato demografico. Non così quella degli stipendi, che ricalca invece, le differenze Nord-Sud. A Milano e nelle altre città del Nord le retribuzioni sono più alte (il capoluogo lombardo – stando alla ricerca – offre fino a 80mila euro lordi annui per un professionista di media anzianità). Seguono Bologna, Padova, Roma, Varese, Udine, Torino mentre in coda si collocano Napoli, Bari e Catania.
La media dei compensi varia da quella di 59mila euro a Milano ai 42mila di Catania, a parità di esperienza. Experis ha anche cercato di individuare le figure più richieste e remunerate nel mondo tra i professionisti dell’innovazione tecnologica. Sono tutte accomunate da una caratteristica: devono fondere conoscenze tecniche e manageriali. In pratica, non basta essere un “nerd“ geniale ma serve anche avere capacità manageriali, lavorare in squadra, cimentarsi nel problem solving. I più corteggiati in assoluto, sono manager e specialisti del sistema Sap, un software superspecializzato in organizzazione aziendale.
Seguono i ricercatori sulla sicurezza informatica e i responsabili a capo del settore tecnologico. Ovviamente sono stati individuati e valutati anche altri profili, che pure hanno ottime possibilità di impiego nelle Tech Cities. Il direttore di Experis Italia Manuel Mas, tira le somme del lavoro svolto: «IT, Telecomunicazioni, Comunicazione e Media, sono i settori con le più alte prospettive occupazionali nette in Italia». «In tutto questo Il Talent Shortage, la carenza di talenti continua a crescere: in Italia il 72% dei datori di lavoro non riesce a trovare le competenze di cui ha bisogno».
Ufficio addio I talenti esigono la flessibilità
Tra le caratteristiche che uniscono tutti i potenziali candidati a posti di lavoro ad alta tecnologia, in particolare quelli offerti nelle 10 Tech Cities italiane, c’è la richiesta unanime (100% al primo colloquio, secondo il sondaggio) della possibilità di operare da remoto e di poter contare su un orario flessibile. L’esigenza, esaltata dal lockdown pandemico, probabilmente è ancora precedente. Nessuno, sostengono categoricamente i ricercatori di Experis, accetta di lavorare in presenza 5 giorni su 5 «a prescindere dal brand e dalla forza economica e di mercato dell’azienda».
La possibilità di articolare la prestazione riguarda in egual misura la sede fisica, gli orari e i giorni lavorativi. Il modello, accettato dalle aziende a loro volta più flessibili, è quello che valorizza le ‘alte prestazioni’ e quindi il lavoro a progetto rispetto a organizzazioni lavorative standard da 40 0re settimanali. Flessibilità, nella ‘new age dei talenti’ come è stata intitolata una delle analisi svolte quest’anno, corrisponde anche con una forte apertura al cambiamento: il 49% degli interessati si dice disposto a cambiare, appunto, ovviamente davanti a condizioni migliori.