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Home > Marche > “Vogliamo le stesse opportunità di una città”. Marinangeli: ecco le sfide di Amandola (Fermo)

“Vogliamo le stesse opportunità di una città”. Marinangeli: ecco le sfide di Amandola (Fermo)

Il sindaco: «Con lo smart working possiamo riportare a casa chi per lavoro è stato costretto ad allontanarsi o attrarre nuove persone»

Sabrina Vinciguerra
10 Giugno 2022

Amandola (Fermo) – Le innovazioni tecnologiche e la tecnologia digitale rappresentano una opportunità di rilancio e crescita per un piccolo paese alle prese con lo spopolamento e la ricostruzione post sisma come Amandola. Lavora in questa direzione il sindaco del piccolo comune fermano, Adolfo Marinangeli.

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Sindaco, quanto è importante trasformare un piccolo paese come il suo in una smart city?
«Le città smart nascono anche per ridurre la distanza tra territori e città e dare ai piccoli comuni le stesse opportunità di chi vive nelle grandi città. Questo concetto si rafforza ancora di più dopo la pandemia. Ora che lo smart working ha subito una accelerazione possiamo riportare a casa chi per lavoro è stato costretto ad allontanarsi o addirittura portare persone nuove a vivere qui dandogli la possibilità di non spostarsi per lavorare. Questa per i piccoli comuni è una grande opportunità. Già tra il 2018-19 abbiamo fatto una grande battaglia per rientrare nelle città cablate, centri cablati che hanno la fibra ottica in ogni casa e nei locali pubblici. L’abbiamo vinta anche se poi non siamo stati assistiti nella fase dell’allaccio che richiede costi molto onerosi per il pubblico a fronte di una rete costata enormemente».

 

Adolfo Marinangeli

La connessione nel territorio ha già portato dei risultati?
«Sì, c’è stato un aumento di presenze, giovani e famiglie, ora, si trattengono più tempo e sono molte le persone, soprattutto in estate, che ci chiedono spazi pubblici per potersi collegare. Noi abbiamo dei punti di lavoro, ad esempio, alla Casa del parco, c’è una forte richiesta in tal senso. Insieme ci sono tante altre attività. Ad esempio il summer school per insegnare a fare podcast. Avremo un’altra summer school a metà luglio con l’Università di Camerino. Ragionare in ottica smart ci fa sognare di accorciare le distanze, di avere le stesse opportunità che si possono avere in una città più grande».

Sembra tutto facile…
«No, non lo è. Non è semplice, ci vuole una cultura di base che in realtà ancora non c’è. Noi spingiamo per realizzare cablaggi interni nei nostri edifici, ad esempio sulla pubblica illuminazione per poterla gestire da remoto che ci consente un importante risparmio energico. Stiamo testando l’accensione e lo spegnimento. Spingiamo sulla videosorveglianza con la banda ultra larga. Abbiamo già installato le telecamere e implementeremo il sistema. Grazie alle telecamere siamo riusciti a prendere il piromane che ha appiccato quattro incendi».

Connessione, sicurezza, risparmio energetico. Che altro si può fare con le nuove tecnologie?
«Molto. Smart city è anche telemedicina. Noi l’abbiamo già attivata con i medici di medicina generale grazie a una donazione nel 2019 da parte di alcune aziende, in occasione del terremoto, e abbiamo acquistato 25mila euro di attrezzature mediche e di collegamento software per attivare Rsa e medici di base. Con la banda ultra larga è come se lo specialista fosse presente».

Quali altri progetti avete messo in piedi?
«Stiamo sperimentando un progetto che abbiamo denominato ‘montagna sicura’, in realtà sono due, poiché uno è indirizzato agli anziani soli in casa o che comunque hanno bisogno di assistenza, e l’altro al turismo. Presenteremo a fine giugno un braccialetto che monitora il percorso e lo stato di salute delle persone, così da avere in tempo reale i dati fisici. I braccialetti saranno rilasciati all’ufficio turistico presentando la carta d’identità. Sulle nostre montagne , solo nell’ultimo anno sono morte 5 persone. Questo sistema ci consentirà di conoscere la posizione di chi viene a scalarle e di accorrere immediatamente in caso di difficoltà, grazie alla fibra ottica che ci permette di scambiare dati. Lo stesso tentiamo di fare con gli anziani».

Tanti i turisti che affollano la montagna, che si può scalare anche in bici…
«Sì, le e-bike vanno a ruba durante l’estate e si può salire in bicicletta fino a 1.800 metri. Abbiamo due società che collaborano fra di loro a questo servizi. Poi abbiamo installato anche in ottica di ecosostenibilità 5 stazioni di ricarica auto».

Tutto ciò che riguarda Amandola, la montagna e i servizi è in rete?
«Sì. Abbiamo mappato 5 percorsi di diversa difficoltà ed è tutto sul sito. Così come tutti i servizi comunali, già da due anni. Abbiamo una biglietteria elettronica per il teatro. In un cero senso sui servizi c’è stata una rivoluzione tecnologica. Si fa tutto online. Questo ci aiuta ad ottimizzare i tempi, anche per i pagamenti della mensa scolastica, c’è un risparmio economico anche da parte nostra, la rete produce effetti positivi e snellisce le pratiche, meno spese e costi, non serve più un dipendente allo sportello. Stiamo poi sviluppando l’App Natua, mediante fibra, ti segue per la città e diventa informatore turistico tramite bicon, attrezzi microscopici tramite i quali trasmette un segnale memorizzato e mentre cammini per Amandola sul telefono ti arriva ogni tipo di segnalazione. Ad esempio dove sei, cosa puoi fare cosa puoi vedere. Oggi che non riusciamo più a intercettare professionalità per fare le guide è un servizio fondamentale».

Insomma Amandola è già smart?
«Siamo un paese piccolo, terremotato, che sta rialzando la testa».

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