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Home > News > L’inquinamento colpisce duro. Il bacino padano ad alto rischio

L’inquinamento colpisce duro. Il bacino padano ad alto rischio

Il Position paper di Asvis relativo alla qualità dell’aria fa il punto sulle concentrazioni di emissioni nocive e sul loro impatto sulla salute. Tra le zone più colpite ci sono la Valle del Sacco nel Lazio l’agglomerato di Napoli e Caserta e il bacino padano, oltre ad alcune regioni di Polonia e Repubblica Ceca

Giulia Prosperetti
18 Maggio 2022

Considerato una delle principali cause di morte prematura e di malattia e il principale fattore di rischio ambientale per la salute in Europa, l’inquinamento atmosferico è un problema che caratterizza in modo particolare le città italiane. Nel nostro Paese – su cui gravano una condanna (per i livelli di PM10) e due procedure di infrazione per il superamento dei limiti delle concentrazioni del biossido di azoto (NO2) e del PM2,5 – muoiono prematuramente a causa dell’inquinamento circa 60mila persone l’anno, 165 in media ogni giorno.

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Tra le zone più colpite ci sono la Valle del Sacco nel Lazio, l’agglomerato di Napoli e Caserta e soprattutto il bacino padano, una delle aree a maggior rischio sanitario d’Europa insieme ad alcune regioni di Polonia e Repubblica Ceca. Questo l’allarmante quadro che emerge dal Position paper ‘La qualità dell’aria’, pubblicato giovedì scorso dal Gruppo di lavoro dell’ASviS sul Goal 11 (Città e comunità sostenibili).

Pur registrando un generale miglioramento rispetto al passato, l’analisi rivela che in buona parte delle città italiane i livelli di inquinanti atmosferici rimangono oltre i limiti consentiti dalla legge. Ad oggi solo quattro delle 17 azioni ‘a carattere operativo e di urgenza’ per affrontare la questione previste dal Protocollo di Torino, sottoscritto tra Ministeri e Regioni nel 2019, risultano implementate. Le maggiori carenze – rivela il rapporto – riguardano l’abbattimento delle emissioni di ammoniaca e i disincentivi ai veicoli più inquinanti e all’uso di biomasse e gasolio per il riscaldamento.

In particolare, nell’area del bacino padano, ad avere un impatto devastante è il concorso di diversi elementi – caldaie domestiche a legna e gasolio, allevamenti intensivi, attività industriali e mobilità – combinati con le caratteristiche geografiche e meteoclimatiche della zona. Per attuare un’inversione di tendenza secondo l’ASviS bisogna, innanzitutto, aumentare la conoscenza e la consapevolezza dei cittadini rispetto all’ampiezza e alla gravità del problema. È, inoltre, necessaria l’adozione di provvedimenti, anche impopolari sul piano politico, come limitare la circolazione dei veicoli più inquinanti (in particolare i diesel), incentivare la copertura e lo stoccaggio dei liquami degli allevamenti zootecnici, e disincentivare i sistemi di riscaldamento domestico più inquinanti.

«Il tema della mobilità è il primo che viene in mente quando si parla di qualità dell’aria ma bisogna lavorare anche su altri settori che concorrono alla formazione dell’inquinamento atmosferico, come per esempio l’agricoltura – spiega Miriam Cominelli, curatrice del documento – servono incentivi in grado di ridurre le attività agricole più impattanti».

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