La transizione digitale è un passaggio chiave per definire i contorni delle città di domani. Ne è convinto Lorenzo Ferrante, responsabile dei progetti Smart City per Rekeep, azienda con sede direzionale a Zola Pedrosa, nel Bolognese, e sedi in Polonia, Francia, Turchia e Arabia Saudita.
Stiamo parlando di una realtà che può contare oltre 28mila dipendenti: Rekeep è infatti il principale operatore italiano – tra principali in Europa – nel settore del cosiddetto ‘integrated facility management’, l’erogazione e gestione di servizi integrati, rivolti agli immobili, al territorio e a supporto dell’attività sanitaria.
Ferrante, il passaggio verso la transizione digitale è un percorso a cui le città italiane non possono sottrarsi…
«Proprio così. Le città producono attualmente enormi quantità di dati, che possono essere utilizzati da piattaforme digitali e sistemi di analisi sia per confezionare servizi su misura, destinati ai cittadini, sia per migliorare i processi decisionali della pubblica amministrazione».
Di che genere di dati parliamo?
«Una città è fatta di strade, edifici, infrastrutture, persone. Tuttavia, in un mondo caratterizzato da una sempre maggiore pervasività della tecnologia – dai dispositivi elettronici personali ai sistemi semaforici intelligenti, passando per le scatole nere installate sulle auto – una città è anche un insieme di informazioni e di gigabyte di dati. La realtà urbana ‘smart’ è quella in grado di mettere a frutto questa potenzialità – i big data – attraverso l’uso di piattaforme, studiate per rispondere meglio ai bisogni di chi la abita e permettere l’impiego più sostenibile di spazio, tempo e risorse».
Cos’è e come funziona la vostra piattaforma ‘Ippodamo’?
«Ippodamo platform è un ‘decision support system’ (letteralmente, sistema di supporto alle decisioni): tramite uno specifico algoritmo, definito ‘predittivo adattativo’, consente agli uffici della PA di elaborare o archiviare i dati provenienti da varie fonti; definire la collocazione temporale migliore per un intervento di cantieristica da pianificare e, addirittura, visualizzare le possibili interferenze tra l’evento e il contesto in cui si inserisce».
Com’è nata?
«L’esperienza accumulata dal nostro gruppo nella gestione e manutenzione delle infrastrutture cittadine ci ha convinti a dar vita a una piattaforma ‘intelligente’ per programmare interventi di manutenzione. Siamo partiti da una conoscenza dei processi operativi per realizzare una piattaforma capace di generare beneficio per tutti gli operatori coinvolti, a cominciare da chi deve autorizzare i lavori fino a chi li deve svolgere. Crediamo che sia questo l’approccio giusto. A partire dal 2019 abbiamo dato vita al prototipo, nell’ambito del Competence center Bi-Rex e, poi lo abbiamo sviluppato con risultati ben oltre le aspettative».
Un’ultima curiosità: perché il nome Ippodamo?
«È un omaggio a Ippodamo da Mileto, primo grande urbanista dell’antica Grecia: vissuto nel V secolo a.C., è stato il primo architetto a teorizzare schemi planimetrici regolari nella pianificazione delle città. Ippodamo è anche l’acronimo di ‘Interactive Planning Platform fOr city District Adaptive Maintenance Operations’ (letteralmente, ‘piattaforma interattiva per la pianificazione di operazioni di manutenzione del distretto urbano’)».


Ferrante, il passaggio verso la transizione digitale è un percorso a cui le città italiane non possono sottrarsi…


























