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Home > News > Trasformare le strade in spazi sicuri. Nasce il ‘Manifesto per Città 30’

Trasformare le strade in spazi sicuri. Nasce il ‘Manifesto per Città 30’

Il documento, promosso da Fondazione Guccione, Legambiente e condiviso da ASviS, delinea il percorso per rendere più vivibili le aree urbane e ridurre gli incidenti. Obiettivo: limite di 30 km/h nei centri abitati

Giulia Prosperetti
27 Luglio 2022
empty cockpit of vehicle. HUD(Head Up Display) and digital instruments panel, autonomous car

empty cockpit of vehicle. HUD(Head Up Display) and digital instruments panel, autonomous car

Contrastare la violenza stradale nelle aree urbane, per renderle più vivibili, con meno morti in strada e le persone al centro dello spazio pubblico. Questo l’obiettivo del ‘Manifesto per Città 30 e strade sicure e vitali’ promosso da Fondazione Guccione in collaborazione con Legambiente e Vivinstrada.

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Il documento è stato condiviso e firmato lo scorso 20 luglio presso la sede dell’Aci dal ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, ASviS, Anci, Aci, Fiab, Ancma, Kyoto club, Amodo, Associazione Pietrobono, insieme all’inviato speciale del segretario generale delle Nazioni unite per la sicurezza stradale, Jean Todt.

«L’obiettivo zero morti e feriti gravi sulle strade, assunto a livello sia internazionale (Onu) che europeo (Ue) – dichiarano i promotori del Manifesto – richiede un’alleanza fra tutti gli utenti della strada per la tutela primaria della vita umana e impone nuove politiche più rapide ed efficaci, in grado di cambiare le città, le strade, il sistema della mobilità, gli stili di vita e di guida, per fermare la strage stradale».

Al centro del Manifesto vi è la politica delle ‘Città 30’, ossia la generalizzazione del limite massimo dei 30 km/h in ambito urbano almeno sulla rete viaria secondaria, così come sulle strade secondarie extraurbane, e la realizzazione delle ‘living streets’ dove lo spazio pubblico viene restituito dalle macchine alle persone.

A tal fine il documento prevede di modificare il Codice della strada per mantenere il limite dei 50 km/h sulle strade urbane di scorrimento e stabilire invece quello dei 30 km/h sulle strade di quartiere e locali ferma restando l’autonomia dei Comuni nella classificazione delle strade; e di destinare ai Comuni, nell’ambito delle risorse del PNSS 2030, fondi adeguati e vincolati in specifico per l’attuazione delle ‘Città 30’ e dei connessi interventi infrastrutturali necessari per la moderazione della velocità e del traffico nelle città, vincolandoli alla diminuzione delle vittime della strada.

Il Manifesto punta, inoltre, a far applicare il rispetto delle norme di una guida corretta attraverso la tecnologia e il nudging. Tra le azioni previste figurano la verifica, il rafforzamento e l’accelerazione dell’implementazione e della diffusione nel parco veicolare circolante in Italia del nuovo sistema ‘ISA’ (Intelligent Speed Adaptation), previsto dal regolamento Ue 2021/1958 obbligatorio dal 2022; la semplificazione delle disposizioni legislative e amministrative per consentire agli enti gestori un maggiore e più sistematico impiego dei sistemi di accertamento automatico delle violazioni in materia di velocità; e un potenziamento dei controlli mediante un uso continuativo di risorse umane e finanziare impiegate sul tema.

Viene auspicata, infine, la messa in cantiere di una legge per l’assistenza alle vittime della violenza stradale. Si tratta di politiche già attive in molte capitali e città europee come Amsterdam, Copenaghen, Parigi, Berlino, Barcellona, Valencia, Bilbao, Bruxelles, Londra, Madrid.

Come evidenziato da Luigi Di Marco del coordinamento operativo dell’ASviS, all’atto della firma, il Manifesto è in diretto riferimento al perseguimento dell’impegno di dimezzare il numero di decessi a livello mondiale e le lesioni da incidenti stradali, obiettivo che doveva essere raggiunto già entro il 2020, come previsto dall’Agenda 2030 nel Target 6 del Goal 3 ‘Salute e benessere’. In tale scenario – ha evidenziato Di Marco – l’iniziativa dell’Ue sulle città climate neutral al 2030, che riguarda anche nove città italiane (Bergamo, Bologna, Firenze, Milano, Padova, Parma, Prato, Roma e Torino), «apre delle potenzialità di sperimentazione di alta ambizione nel ripensare radicalmente la mobilità nelle nostre città, con al centro l’attenzione alla dimensione umana, e dunque anche alla sicurezza stradale».

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