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Home > Toscana > «Il nostro orto sociale»: tutti agli Archi Vasariani di Arezzo

«Il nostro orto sociale»: tutti agli Archi Vasariani di Arezzo

Qui sono state realizzate le speciali aree. Cittadini, famiglie e giovani hanno deciso di unire le forze all’interno di uno spazio incolto

Diego D’Ippolito
21 Aprile 2022

All’ombra degli Archi Vasariani proprio là, dove nella seconda metà del 1500 la Fraternita dei Laici affidò un progetto per riportare l’acqua in città. Un sistema che prevedeva una veicolazione esterna (gli archi) e una sotterranea che attraversava per 500 metri la collina di San Donato e poi finire direttamente in Piazza Grande. Proprio là all’ombra di quegli archi sono nati oltre 30 orti sociali. Cittadini, famiglie, giovani e meno giovani hanno deciso di unire le forze per fare di uno spazio incolto, una nuova fonte di prodotti della terra.

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La formula è un po’ diversa rispetto a quanto succede in molte altre località italiane, ma soprattutto in Europa, dove sono le stesse amministrazioni comunali ad individuare degli spazi da concedere ai cittadini per la coltivazione di frutta e verdura senza scopo di lucro. In questo caso l’iniziativa viene dalla Fabbrica del Sole e dal suo fondatore Emiliano Cecchini. Si tratta di un’azienda che opera da anni in città e che ha da sempre avuto come scopo la realizzazione di progetti e ricerche per la realizzazione di impianti che riducessero l’impatto nell’ambiente attraverso il reperimento di energia da fonti pulite.

Emiliano Cecchini della «Fabbrica», ha deciso di acquistare un terreno incolto e da anni lasciato a sé stesso per affittarlo a prezzo simbolico a chi ne fosse interessato. «L’obiettivo – racconta Cecchini – è quello di dare alle persone la possibilità di coltivare direttamente quanto normalmente consuma acquistandolo dalla grande distribuzione». «La motivazione è anche un’altra: quella di creare una vera e propria comunità di persone che possa autonomamente decidere il proprio stile di vita e di consumo, condividendolo con gli altri in una sorta di grande famiglia», aggiunge Cecchini. Nei giorni scorsi ha piovuto e l’acqua ha aiutato il terreno a modellarsi ed essere pronto a ricevere i semi.

«Finalmente ha piovuto almeno un po’ e questo è stato un bene per la terra. Finalmente da questo fine settimana, inizieremo ad utilizzare gli attrezzi per disegnare le parcelle, creare i camminamenti e finalmente seminare », racconta. Ovviamente sarà una agricoltura di tipo biologico, non verrà utilizzata alcuna sostanza chimica, solo acqua, zappa e sole. Che poi alla fine era la stessa filosofia che regnava quando alla fine del 1500 proprio l’acqua attraversava quei terreni incanalandosi negli archi per arrivare fino al centro della città. Gli orti diventeranno un vero e proprio luogo di ritrovo di condivisione di scelte, di partecipazione alle decisioni, in un ambiente completamente staccato da ogni rete.

«Installeremo un offgrid box che attraverso un pannello produrrà energia e depurerà l’acqua», conclude Cecchini. Si tratta di uno dei progetti più ambiziosi della Fabbrica del Sole: raggiungere l’autonomia energetica attraverso una semplice in scatola in grado di produrre l’energia sufficiente per i consumi standard di una famiglia. Una vera e propria rivoluzione oggi che il tentativo dei governi è quello di rendersi indipendenti dal punto di vista energetico.

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