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Home > Toscana > «Vincere la sfida digitale per lo sviluppo»

«Vincere la sfida digitale per lo sviluppo»

Baroncelli, vicepresidente Confindustria Firenze: «Servono infrastrutture immateriali, ma anche tramvia, alta velocità, aeroporto e polo fieristico»

Guglielmo Vezzosi
11 Maggio 2022

Firenze – Se un territorio vuole essere competitivo, moderno e connesso con un mondo in rapidissima evoluzione, non può prescindere da una rete efficiente di infrastrutture materiali (che per Firenze significa tramvia, alta velocità e aeroporto) e immateriali, ovvero connessioni efficaci e servizi digitali evoluti a servizio di aziende e cittadini. Lo sostiene da tempo, Lapo Baroncelli, imprenditore e vicepresidente di Confindustria Firenze con delega per la città intelligente e città metropolitana.

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Su cosa deve puntare una città smart e «intelligente»?

«La dimensione metropolitana, per un territorio come quello fiorentino, è imprescindibile se vogliamo sfruttare le opportunità di sviluppo di una moderna smart city. La quale deve saper sviluppare di pari passo le infrastrutture immateriali (cioè tutta la parte di un connettività efficiente e capillare) ma anche quelle materiali, ovvero tramvia, con l’ampliamento verso nord e sud, alta velocità ferroviaria, aeroporto e polo fieristico».

Come interagiscono questi diversi elementi?

«Diversi solo in apparenza: in realtà sono fattori strategici e integrati di una città moderna perché se un territorio vuole essere oggi competitivo deve possedere tutte le infrastrutture, appunto materiali e immateriali, per essere connesso col mondo».

Lapo Baroncelli Vicepresidente Confindustria Firenze: «Potenziare i servizi digitali»

E una mobilità efficiente è prioritaria.

«Senza dubbio, penso ad esempio al grande sviluppo che hanno avuto negli ultimi dieci anni opportunità come bike sharing, car sharing, tramvia. Questo è inbound, ma l’outbound, inteso come capacità di promuoversi all’esterno è, ancora una volta, l’aeroporto, imprescindibile per una Firenze che voglia essere moderna città europea».

Quanto contano le dimensioni di Firenze?

«Le dimensioni di Firenze sono senza dubbio un vantaggio, anzi un enorme valore aggiunto, un punto di forza che ci rende più competitivi e attrattivi per nuovi business».

Un esempio concreto?

«L’ex caserma Cavalli, che da buco nero (definizione di Renzo Piano) è diventato un hub digitale e un valido incubatore di imprese nel quale si sono sviluppati tutta una serie di business e interessi molto avanzati che altrimenti si sarebbero proiettati altrove, se non all’estero».

Il futuro è una scommessa: come vincerla?

«Bisogna prima rispondere a questa domanda: cosa vogliamo fare di questo territorio? Lo vogliamo improntato a uno sviluppo industriale, produttivo e dei servizi? Per noi la risposta è sì. E qui abbiamo la possibilità di offrire al mondo un territorio dove la produttività è di eccellenza assoluta, ma anche dove è possibile vivere in un contesto policentrico (così lo avrebbe definito l’architetto Richard Rogers), cioè estremamente connesso e innovativo e nel quale è bello e facile vivere. E ancora una volta le dimensioni di Firenze potranno fare la differenza».

La politica cosa risponde?

«Sta dimostrando che questa opportunità c’è anche attraverso i fondi del Pnrr, ma dobbiamo fare in modo che creda sempre di più in questi obiettivi per renderli realizzabili. Un numero su tutti: negli ultimi due anni le imprese digitali a Firenze sono cresciute del 47%. Non è un dato trascurabile».

Ma «smart cities» significa anche città inclusive.

«Di sicuro. Accanto a poli altamente sviluppati registriamo ancora aree in sofferenza, ad esempio a Sud il Chianti e il Valdarno fiorentini, dove ancora si registra un digital divide importate, una marcata diversità nelle possibilità di accesso alla rete e alle sue opportunità. Per i cittadini e per le imprese: è importante capire che se, ad esempio, la connettività a banda larga è fondamentale per un’impresa, la disponibilità di questa risorsa si traduce in una grande opportunità per l’intero territorio nel quale l’azienda si trova, in quanto tutta l’area diventa più competitiva e con infrastrutture digitali che vanno a vantaggio dell’intera comunità».


La cybersecurity per l’acqua potabile. Start-up spezzina ospite in Palestina per il progetto sul sistema di gestione

La startup di cybersecurity Haruspex, spin-off del polo universitario Marconi dalla Spezia, partecipa fino a venerdì alla missione tra Israele e la Palestina organizzata da Filse, ente che gestisce i fondi europei per la Regione Liguria, nell’ambito del progetto “SME 4 Smart Cities”. La missione coinvolge una dozzina di startup da tutta Europa di vari settori dell’innovazione tecnologica. La startup spezzina presenta una bozza di progetto sul sistema di gestione delle acque palestinese. Il progetto, selezionato dall’amministrazione palestinese, riguarda la messa in sicurezza di tale sistema per prevenire attacchi informatici malevoli, mirati a modificare il Ph o altri parametri delle acque, e che potrebbero mettere a repentaglio l’intero sistema idrico palestinese.

A.Pu.

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