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Home > Emilia Romagna > Bologna, la nuova sfida: “Nel 2030 a impatto zero”

Bologna, la nuova sfida: “Nel 2030 a impatto zero”

Bologna è tra le cento località che puntano alla neutralità carbonica. L’assessora Boni: "Mobilità, rifiuti, ambiente. Ogni settore sarà coinvolto"

Luca Orsi
9 Giugno 2022

Bologna – C’è anche Bologna fra le cento città del mondo selezionate dalla Commissione europea per partecipare alla missione Climate-neutral and Smart Cities, per città intelligenti e a impatto climatico zero entro il 2030.

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Attualmente le aree urbane, globalmente, consumano oltre il 65% delle risorse energetiche mondiali. E producono oltre il 70% di emissioni di CO2. “La neutralità carbonica è un obiettivo che l’Ue si è fissata di raggiungere entro il 2050 – spiega Anna Lisa Boni, assessora del Comune a coordinamento della transizione ecologica, Patto per il clima e alla candidatura ‘Città neutrali’. “Le cento città selezionate faranno da apripista, cercando di raggiungerlo in anticipo e aiutando tutte le altre”.

Anna Lisa Boni, assessora del Comune a coordinamento della transizione ecologica

Assessora Boni, che significato ha per Bologna?

“Saremo una delle leve che aiuterà l’Europa ad arrivare alla neutralità climatica. Diamo quindi un aiuto concreto alle prossime generazioni”.

Lei ha paragonato questa sfida alle prime missioni spaziali. Può spiegare?

“Negli anno 60, negli Usa, i mondi della ricerca, dell’innovazione, dell’economia, della tecnologia, della società, della politica si erano federati. Tutti insieme volevano contribuire alla riuscita della missione”.

C’è un parallelo con la missione Climate Neutral?

“Anche il concetto della missione Ue è quello di mettere insieme tutti per raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica nelle città”.

Su quali settori si interverrà?

“Non si tratta di un progetto settoriale: rifiuti, verde urbano, mobilità… Qui c’è un obiettivo unico per tutti. C’è una missione riformativa e sistematica. Un progetto che mette insieme l’innovazione sulla mobilità, il lavoro sull’energia, l’educazione. È un cambio di paradigma culturale, tecnico, politico, di ricerca e innovazione”.

E adesso, che cosa può portare essere fra le cento città nel mondo selezionate?

“Vuole dire posizionarsi come una città capace di attrarre investimenti in direzione dell’economia verde. Essere stati selezionati ci dà un label, un ‘bollino’ che può attirare investitori, enti pubblici o privati, la Regione o lo Stato a sostenere la città con fondi strutturali. Qui le imprese sostenibili si devono sentire a casa”.

Se l’obiettivo sarà raggiunto, che Bologna avremo?

“Avremo una città molto più vivibile di oggi, sotto tutti i punti di vista. Ambientale, sociale, digitale”.

Lei ha citato la Regione, lo Stato.

“Da sole, le istituzioni locali non possono arrivare al risultato. Questa è una missione che deve mettere insieme, oltre al sistema delle città, i livelli di governo interessati. Ed è necessario un coordinamento, a livello regionale e nazionale”.

Qual è ora il prossimo passo?

“Nei prossimi mesi lanceremo un Contratto climatico per la città. Sarà scritto con la collaborazione di parti sociali diverse, in modo che tutta la città ci si possa riconoscere. E con un piano di investimenti e impegni di chi ne farà parte”.

Chi potrà impegnarsi in questo contratto?

“Vogliamo includere tutta la città.scritto con la collaborazione di parti sociali diverse e in cui tutta la città si possa riconoscer Raccogliere adesioni di tutti gli attori della società, dell’economia, ma anche delle istituzioni ad altri livelli. E speriamo nell’interesse dei grandi player nazionali e che imprese importanti vogliano investire qui”.

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