Cesena – L’ingrediente principale promesso dalle città del futuro è il benessere, declinato a partire dalla qualità della vita che si dovrà respirare in un unico filo rosso che a partire dall’infanzia accompagnerà donne e uomini prima all’adolescenza e poi all’età adulta.
Una delle ricette più collaudate è quella a base di sport e sani stili di vita, un binomio sul quale la città di Cesena sta investendo molto, in effetti sostenuta da importanti fondi riconosciuti a livello statale dal Pnrr, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che nelle ultime settimane hanno portato nelle casse di palazzo Albornoz prima 4 milioni di euro per rigenerare l’area della pista d’atletica in zona Ippodromo e poi altri 2 milioni e mezzo da investire nel comparto di Villa Chiaviche sempre nell’ottica di nuova impiantistica sportiva.
L’occasione è ghiotta e allo stesso tempo irripetibile, dunque l’aspetto dirimente riguarda la necessità di impiegare al meglio i fondi a vantaggio della comunità. Che nel caso specifico non è rappresentata non solo e non tanto dagli atleti di punta delle varie discipline, quanto piuttosto dalla galassia di appassionati di ogni età che, messi via i libri di scuola o gli abiti da lavoro, amano dedicarsi alle loro passioni più sane, quelle che attraverso la pratica dell’attività fisica garantiscono salute e qualità della vita.
Il tema è stringente, soprattutto in un periodo in cui le statistiche (qualunque bacino di popolazione si voglia prendere a campione) indicano un costante e sempre più pericoloso aumento del numero di persone alle prese con patologie di varia natura legate alla sedentarietà. Senza parlare dell’importante ruolo sociale e aggregativo che gioca lo sport, unendo soprattutto giovani e giovanissimi sotto l’ombrello di interessi comuni e virtuosi. Il punto torna così alle discussioni che hanno riempito i tavoli della politica cittadina ai tempi della fase più acuta della pandemia, quando le istituzioni si interrogavano su quale linea seguire per programmare la ripartenza.
Non è questione di colore politico, perché in pressoché tutti gli schieramenti erano rappresentati pareri che andavano in una direzione, come anche in quella opposta. E di certo questo non aiuta, perché fino a quando a livello locale come nazionale non si darà per scontato una volta per tutte che lo sport merita di essere affiancato all’istruzione non per capriccio, ma per effettiva simbiosi tra le due realtà, anche i progetti migliori, ampiamente e generosamente finanziati, rischiano di restare lettera morta.