Fano (Pesaro-Urbino) – Un progetto di rigenerazione urbana: è quanto si sta realizzando a Metaurilia di Fano, la borgata rurale nata nel 1934, l’unico esempio nelle Marche di bonifica integrale operata durante il ventennio fascista. Quello di Metaurilia è progetto di economia sostenibile (secondo gli obiettivi Onu dell’Agenda 2030) nato per iniziativa di Pia Miccoli, Maura Garofoli e Marco Orsini e sostenuto dal circolo Albatros 87.
Lo scopo è quello di «mantenere viva la memoria storica di Metaurilia, restituire vivibilità e qualità alla borgata, attrarre investimenti, realizzare opportuni interventi urbanistici di riqualificazione e stimolare in tal senso la pubblica amministrazione». Dalla nascita dell’idea della rigenerazione urbana di Metaurilia nel 2017, i cittadini hanno sviluppato una serie di iniziative culturali ed hanno elaborato, grazie al circolo Albatros 87 che lo ha finanziato, il progetto dell’Eco Museo Metaurilia Orto di Mare.
La funzione dell’Eco Museo sarà quella di «studiare, conservare e valorizzare la memoria collettiva della comunità della borgata rurale di Metaurilia» (il progetto dopo la sua presentazione nel 2020 è stato messo a disposizione, gratuitamente, del Comune). La nuova struttura, moderna e tecnologica, interattiva e digitale, da realizzare nel magazzino ortofrutticolo della vecchia cooperativa Ortolani (nel piazzale centrale di Metaurilia), di proprietà del Comune, dovrà essere l’elemento «propulsore culturale e sociale della borgata».
«L’Eco Museo a Metaurilia – spiega l’urbanista Pia Miccoli – esiste già formato dalle persone e dal territorio, quello che serve è una sede narrante per capire e comprendere la borgata». Metaurilia Orto di Mare, però, non è solo un museo, ma un progetto più ampio con l’ambizione di realizzare un piano di interventi pluriennale per Metaurilia. In origine una borgata con 115 case coloniche dove abitarono a partire dal 1934 più di cinquecento ortolani, che per contratto coltivavano il cavolfiore tradivo, ma che per sbarcare il lunario, facevano anche i pescatori.
«Il desiderio è quello di restituire luce, identità, valore, dignità, – affermano i promotori – ad una frazione, che ai fanesi appare remota ed appannata, una sequenza di edifici che si susseguono velocemente anonimi, stretti tra la ferrovia e la statale Adriatica, e tra la statale e la campagna. Ma chi ha la ventura di percorrere Metaurilia a piedi o in bicicletta, rischiando ogni istante la vita sulla strada, scopre un ritmo, un ordine, intuisce un disegno ed un senso. Chi conosce i suoi abitanti e va a trovarli, scopre la vivacità di una comunità, il grande senso di appartenenza al territorio, e comprende che quel disegno urbanistico ha avuto un prodotto sociale fortemente identitario e singolare, insospettabile».
Mentre si cercano le risorse per l’Eco Museo (servono oltre 4 milioni di euro) i cittadini continuano a mantenere viva l’attenzione sulla borgata di Metaurilia creando sempre nuove iniziative: è nato un libro «Una Borgata del Cavolo» (Albatros 87 editore) scritto da Pia Miccoli, con le illustrazioni di John Betti che racconta la storia delle prime 37 famiglie delle 115 casette che formavano la borgata. Proprio ad aprile di quest’anno è stata organizzata la prima Festa del Cavolo e si sta lavorando alla realizzazione del docufilm «Terra Bassa» (in uscita prima di Natale).
E’ stato anche creato «L’orto da spiaggia» per «ridar vita alle antiche sementi che hanno reso Metaurilia regina del mercato ortofrutticolo» e «per avere uno sguardo verso il futuro». «Un futuro – fa presente Pia Miccoli – possibile, compatibile con l’ambiente, per una produzione biologica che si sposi con la riduzione del consumo del suolo e di acqua e che tenga conto della doppia vocazione di questo territorio, orticola e turistica. Da una parte vogliamo recuperare le antiche sementi e dall’altro offrire ai turisti e ai bagnanti una esperienza alimentare e di benessere legata alla terra. Il turista (che a Metaurilia ha la casa o è ospite in campeggio) tornando dalla spiaggia potrà raccogliere i prodotti dall’orto e avere ricette e idee su come utilizzarli».
Il passo ulteriore è la sensibilizzazione del Comune e di istituzioni come la Fondazione Cassa di Risparmio di Fano all’acquisto di una delle 10 casette, che hanno mantenuto l’impianto originario. «Casetta – chiarisce Miccoli – che potrebbe diventare una tappa del museo diffuso e un luogo dove imparare e divertirsi. Arredata come era all’epoca, circondata dall’orto per la coltivazione di pomodori e cavoli, potrebbe trasformarsi in un vero e proprio laboratorio o anche in un B&B dove fare esperienza».