Imola – L’Autodromo di Imola prova a imboccare la strada della transizione ecologica. Un percorso tutt’altro che lineare, per il tempio dei motori tradizionali; ma doveroso, arrivati a questo punto della storia. Ci lavora la Giunta comunale, che in riva al Santerno ha da sempre un proprio assessorato – guidato oggi da Elena Penazzi – dedicato alle sorti del tracciato simbolo della città.
Assessora Penazzi, il Comune è impegnato ormai da tempo nel progetto Imola living lab. Ci spiega in cosa consiste?
“È un progetto che delinea l’identità socio-culturale del territorio e caratterizza questa Amministrazione. È in buona sostanza un insieme di azioni virtuose che hanno come fulcro l’Autodromo, un bene collettivo messo a disposizione per migliorare ricerca, innovazione e sostenibilità in vari ambiti sociali. Imola Living Lab pone al centro del proprio operato la sostenibilità ambientale, la sicurezza stradale e l’inclusione. È sostenuto da due assessorati del Comune – Autodromo e Ambiente –, da Formula Imola, dall’Università di Bologna, dal Con.Ami, e dalla Fondazione Montecatone: a questi si aggiunge l’appoggio della Regione e in particolar modo dell’Osservatorio per la Sicurezza stradale. In un anno abbiamo partecipato già tre volte al Global Forum di Ginevra, presentando ai rappresentanti di tutto il mondo i nostri obiettivi e i risultati raggiunti”.
Quali i prossimi passi per rendere autodromo ancora più sostenibile?
“Quest’anno abbiamo ottenuto la terza stella Fia, risultato raggiunto solo da altri quattro autodromi al mondo e, dopo la certificazione sulla sostenibilità degli eventi ISO20121, ora l’Autodromo sta lavorando alla più complessa ISO14001, che certificherà la sostenibilità dell’impianto. Stiamo quindi lavorando sulla struttura del fotovoltaico, ragionando su un sistema di autosufficienza energetica. Dal punto di vista della sicurezza stradale e della mobilità sostenibile, ci stiamo concentrando sul supporto e sull’apporto dell’Unibo. Per quanto riguarda l’inclusione stiamo rendendo sempre più importante il già rodato sodalizio con l’Istituto di Montecatone, perché l’Autodromo possa sempre di più essere un luogo sicuro per testare e insegnare l’utilizzo di mezzi anche alle persone con disabilità”.
Come si coniugano esigenze di sostenibilità ambientale con quelle di bilancio, visto anche che società di gestione del circuito è al 100% pubblica?
“Crediamo fermamente che gli investimenti sulla sostenibilità siano oltremodo necessari, anche per il bilancio. Tutte le grandi aziende internazionali, comprese le case automobilistiche e in generale vicine al motorsport, si stanno dotando proprio di questi sistemi di gestione sulla sostenibilità, che nei prossimi anni saranno imprescindibili: noi non vogliamo rimanere indietro e anzi Imola vuole essere all’avanguardia nel panorama internazionale degli autodromi”.
Bici, concerti ed eventi a 360 gradi nel tempio dei motori: non si rischia di snaturare l’impianto e perderne caratteristiche e storicità uniche al mondo?
“Le caratteristiche di Imola sono già di per sé uniche al mondo, a partire dal tracciato per arrivare alla storia che ha il nostro Autodromo. Crediamo che, nel disegnare il futuro, non si possa rimanere ancorati all’idea antica che lo descrive come un “pezzo d’asfalto” utilizzato per far correre auto e moto. L’Autodromo è una risorsa che può dare tanto alla città e merita di essere valorizzato nel migliore dei modi a livello nazionale ed internazionale. Il nostro compito è quello di portare sempre più in alto il peso, non solo economico, ma anche sociale della struttura, alimentando il forte connubio con gli imolesi, con la Città metropolitana e con la Regione”.