Bologna e la nostra regione possono diventare polo d’eccellenza per la new space economy, l’economia spaziale, settore in rapida ascesa. Oggi, parlare di ‘spazio’ significa fare riferimento non più solo a razzi e shuttle. Ma significa anche piccoli satelliti, lanciatori, ground station che dialogano tra loro, vecchi rottami in orbita da smaltire.
C’è una tecnologia che segue passo dopo passo l’erosione dei ghiacciai, o sforna previsioni meteo che – con grande anticipo rispetto ai sistemi tradizionali – predice l’arrivo di bombe d’acqua e altre catastrofi legate al climate change. A favore della sicurezza di chi viaggia in aereo, inoltre, si può anche evitare il sovraffollamento di velivoli nei cieli.
Sono solo alcune delle applicazioni possibili legate allo sviluppo del settore dell’aerospazio, piuttosto in voga da qualche anno. E a Bologna, strutture come il Tecnopolo e il nuovo Centro Meteo Ue potranno essere direttamente chiamate in causa.
“Si stanno aprendo tante strade e tante applicazioni sui temi della sostenibilità e del climate change, in particolare. Per un territorio come l’Emilia-Romagna, dinamico e innovativo, in questa nuova filiera, più informatica e digitale, c’è molto da fare. È un prato verde”, afferma Matteo Cascinari, di Primo Space Fund, il primo fondo di venture capital italiano specializzato nel settore space tech (che finanzia le startup del settore).
Se ne è parlato a Big Bo, lo spazio ‘smart’ della Fondazione Cassa di Risparmio. Che, in collaborazione con Startup Grind Bologna, ha promosso un ciclo ‘spaziale’ ad hoc di tre incontri.
“La space economy riguarda la nostra vita di tutti i giorni”, avverte Nazareno Ventola, ad dell’aeroporto Marconi. E spiega: “Lo spazio parte da 100-120 km di altezza verso l’alto, più o meno dieci volte il limite entro cui volano gli aerei. Le applicazioni spaziali nel nostro settore riguardano il meteo, la navigazione, il numero di movimenti aerei, che è molto aumentato e quindi va monitorato”.
Rosa Grimaldi, delegata del sindaco alla Promozione economica e attrattività internazionale – dal punto di vista di Città metropolitana e Comune – osserva come le istituzioni locali, nel settore dell’aerospazio, debbano e vogliano avere “un ruolo abilitante nel territorio, partendo anche in questo ambito da un nucleo ristretto di 35 aziende locali, tra capofiliera e leader nei loro settori, che potranno interagire e diffondere innovazione con le associazioni d’impresa già esistenti”.
In ogni caso, non si parte da zero. La Regione ha infatti costituito, a fine 2021, il ‘Forum Strategico per la promozione della filiera regionale dell’aerospazio’, considerato un luogo di aggregazione e confronto fra le imprese emiliano-romagnole, associazioni imprenditoriali più rappresentative, università e centri di ricerca specializzati, coinvolgendo Aeronautica Militare e Ctna, il Cluster tecnologico nazionale dell’aerospazio.
Un anno fa, poi, è stato siglato anche un accordo fra Regione e ministero della Difesa per la partecipazione emiliano-romagnola di imprese, università e centri ricerca alla nuova fase di esplorazione avviata dagli Usa, con l’avvio di relazioni al polo spaziale a Houston.
La Regione aderisce anche a due protocolli ‘Space economy’, con programmi strategici come Mirror Copernicus e I-Cios. Un terzo programma è il Mirror Gov Sat Com, finalizzato a realizzare un nuovo sistema satellitare per telecomunicazioni.