Chiara Gibertoni, direttrice del Policlinico Sant’Orsola-Malpighi, la transazione digitale è una sfida di grande importanza. Può rivelarsi utile anche in campo medico?
«Sì e in tante cose. Uno dei primi elementi che ha modificato, in senso digitale, la medicina è stato il tema delle immagini da esame che vengono digitalizzate e la possibilità di vederle a distanza anche con sistemi di condivisione. Questo dà l’opportunità a clinici di specialità e luoghi diversi di potersi confrontare: è già un segno di una rivoluzione ormai in atto e che fa presagire sviluppi futuri. Così come la robotica o la pianificazione chirurgica con l’uso di sistemi digitali che permettono la simulazione dell’intervento e l’accompagnamento del chirurgo».
Cos’altro?
«La possibilità di basarsi su algoritmi digitali per sviluppare sistemi di aiuto nelle diagnosi in radiologia, ad esempio. E l’intelligenza artificiale, in grado di accumulare una grossa quantità di dati utili per il territorio, come quelli riguardo l’analisi su stato di salute o uso dei farmaci».
Quali sono gli aspetti digitali che la pandemia ha evidenziato e che ora è bene non archiviare?
«Sicuramente il tema della telemedicina, del tele-consulto e la condivisione sulle scelte cliniche a distanza da equipe che condividono immagini radiologiche o istologiche del malato. Molto importante è anche l’esperienza riguardo l’utilizzo di più dati per sviluppare algoritmi sul tema della previsione delle ondate pandemiche. Dall’uso dei mezzi di trasporto fino al traffico: dati non solo sanitari ma usati per questi fine».
Ci sono degli aspetti da non perdere di vista?
«Nell’ambito delle Smart Cities, sul tema della prevenzione, si può lavorare molto. Pensiamo agli inquinanti atmosferici, al traffico, agli elementi che con una smart city possono essere maggiormente sotto controllo al fine di trovare degli aggiustamenti continui. Le potenzialità sul futuro dei dati sono infinite».
E poi?
«Pensiamo anche alla possibilità di avere dei nuclei interconnessi a scopo di supporto delle persone fragili, con sistemi ad esempio domotici e intelligenti. E l’assistenza domiciliare degli infermieri che in previsione potrebbe essere fatta anche con sistemi di telemedicina: un nucleo infermieristico che può seguire la persona anche da remoto per interpretare fin da subito dei segnali di allarme».