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Home > Lombardia > Gli italiani scoprono i pagamenti “smart” ma c’è ancora molta strada da compiere

Gli italiani scoprono i pagamenti “smart” ma c’è ancora molta strada da compiere

Nonostante il boom del 2021, il nostro Paese resta agli ultimi posti in Europa. Le ragioni della diffidenza

Gianluca Brambilla
12 Aprile 2022

327 miliardi di euro. È la cifra a cui corrispondono i pagamenti digitali effettuati in Italia nel 2021, in crescita del 22% rispetto al 2020. I principali protagonisti di questa crescita sono soprattutto i pagamenti tramite carte contactless, che raggiungono i 126,5 miliardi di euro, e quelli effettuati in negozio tramite smartphone e altri oggetti indossabili: oltre 7 miliardi di euro.

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«Il 2021 è stato il periodo spartiacque per i pagamenti digitali», sottolinea Ivano Asaro, direttore dell’Osservatorio Innovative payments del Politecnico di Milano, che giovedì ha presentato l’ultimo rapporto annuale. «Durante la pandemia abbiamo imboccato una curva di crescita importante – spiega Asaro –, che può farci colmare il ritardo con altri paesi europei». Nel 2021, la percentuale dei pagamenti elettronici sul totale degli acquisti degli italiani è arrivata a quota 38%, cinque punti percentuali in più rispetto al 2020. Una crescita spinta da misure come il Piano Cashback, cancellato poi definitivamente dal Governo, dalla diffusione dei Pos di ultima generazione e dall’innalzamento del limite per i pagamenti senza Pin da 25 a 50 euro.

Ivano Asaro, direttore dell’Osservatorio Innovative payments del Politecnico di Milano

A registrare l’aumento più consistente sono i pagamenti da smartphone e da oggetti indossabili («wearable payments»), che superano i 7 miliardi di euro, raddoppiando il loro valore rispetto al 2020 (+106%). Nonostante il boom dell’ultimo anno, però, l’Italia resta ancora agli ultimi posti in Europa per diffusione dei pagamenti digitali. Dei 27 membri Ue, il nostro Paese è al 25esimo posto, davanti a Romania e Bulgaria, per numero di transazioni elettroniche. Una resistenza che è in parte culturale, in parte dovuta alla scarsa conoscenza di questi strumenti.

«Il 76% degli utenti che hanno provato i pagamenti digitali nell’ultimo anno dichiarano che continueranno a utilizzarli – evidenzia Asaro –. La resistenza a questi strumenti, dunque, è anche un fattore psicologico». Tra chi guarda con sospetto ai pagamenti digitali sono due le questioni che emergono con più insistenza: la sicurezza e il costo elevato. Secondo il direttore dell’Osservatorio del Politecnico, però, non sono altro che miti da sfatare. «Fino a qualche anno fa un esercente doveva pagare una percentuale fissa e una variabile per ogni transazione. E questo effettivamente era sconveniente – ammette Asaro –. Negli ultimi anni si è fatto un grande lavoro per togliere tutti questi svantaggi, ma molti commercianti non sanno che i loro contratti oggi hanno condizioni molto più vantaggiose».

In ogni caso, la strada è stata imboccata. E i pagamenti digitali continuano a crescere. Al punto che vale la pena iniziare a chiedersi se riusciranno mai a rimpiazzare del tutto i metodi più tradizionali. «La strada per arrivare allo zero contante è ancora lunga. Ci sarà sempre una parte di popolazione, o una serie di occasioni d’uso, in cui il contante rimarrà la prima opzione disponibile », ragiona Asaro. L’obiettivo di medio termine da tenere d’occhio, però, è un altro: il giorno in cui il totale dei pagamenti elettronici supererà il totale di quelli in contanti. «Nel 2021, il 38% dei consumi in Italia è avvenuto tramite pagamenti elettronici – precisa Asaro –. Se manteniamo queste percentuali di crescita, il superamento dei pagamenti digitali sul contante potrebbe avvenire già nei prossimi tre anni».

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