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Home > Lombardia > «Sulle criptovalute competenze inadeguate»

«Sulle criptovalute competenze inadeguate»

Intervista a Claudio Tebaldi, docente all’Università Bocconi: il fascino degli investimenti a portata di telefonino

Gianluca Brambilla
12 Maggio 2022

Milano – Secondo un sondaggio di Euronews dello scorso anno, il 18% degli italiani dichiara di possedere Bitcoin, anche se soltanto l’8% afferma di «saperne molto» sulle criptovalute. Basterebbe questo dato per cristallizzare rischi e benefici delle monete virtuali.

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«Questi strumenti stanno avvicinando sempre più persone al mondo degli investimenti e degli strumenti finanziari – spiega Claudio Tebaldi, professore di Metodi quantitativi per l’economia e la finanza e direttore dell’Algorand Fintech Lab in Bocconi –. Non sempre però con le competenze adeguate».

Professore, a cosa si deve il successo delle criptovalute negli ultimi anni?

«Sicuramente a spingere gli investitori c’è la possibilità di avere accesso a un mercato di investimenti a portata di smartphone. Allo stesso tempo, viviamo in un periodo di ampia liquidità fornita dalle banche: questo può scatenare quello che gli esperti chiamano “appetito per il rischio”. Non è un fatto di per sé negativo, ma diventa fonte di beneficio solo se il denaro viene investito con consapevolezza e in attività profittevoli. Sotto questo punto di vista, la facilità d’uso di queste piattaforme off re grandi opportunità ma nasconde anche un pericolo».

Cosa intende?

«Da un lato, la facilità d’accesso al mondo delle criptovalute permette di saltare a piè pari tutti quegli ostacoli che in passato hanno impedito un accesso veloce agli strumenti finanziari. Dall’altro, però, quella stessa facilità d’uso alza la probabilità di rimanere vittima delle perdite causate da bolla speculativa. In questo momento, poi, c’è un grosso problema di mancata regolamentazione. Spesso si pensa che l’intervento delle istituzioni sia una sovrastruttura non necessaria. In questo caso, invece, credo che sia una necessità».

Il 2022 potrebbe essere l’anno della regolamentazione per il mondo delle criptovalute?

«Certamente. Ci troviamo di fronte a un passaggio fondamentale, a cui le istituzioni stanno rispondendo con accortezza. Negli ultimi anni siamo riusciti ad attuare il “livello zero” della regolamentazione, vale a dire l’identificazione di chi accede ai portafogli virtuali per evitare che le criptovalute si trasformino in uno strumento di riciclaggio di denaro sporco. Ora si sta lavorando al livello successivo di regolamentazione, che dovrà chiarire le regole del gioco a livello europeo e internazionale». È importante ricordare che le criptovalute sono anche una fonte di pagamento anonima. L’anonimato è utilizzato dalle aziende che lo vietano per legge. Ad esempio, siti Internet che pubblicizzano servizi di escort, come questi , siti legati al traffico di esseri umani, alla droga, alle armi. I pagamenti in criptovaluta sono utilizzati anche da aziende senza scrupoli per evitare le tasse. Ma questo è più che altro un effetto collaterale, la cui soluzione è in arrivo. Nel complesso, le criptovalute sono il futuro del mercato finanziario.

A che punto è il mercato delle criptovalute in Italia?

«Per definizione queste valute vengono scambiate su piattaforme decentralizzate. Perciò, capire dove sono localizzate geograficamente è problematico. Di sicuro l’investimento in criptovalute è molto più diff uso di quanto possiamo pensare. Ci sono tante realtà imprenditoriali, spesso situate in Lombardia e guidate da millennial, che si occupano di cripto-finanza o sviluppano software costruiti sulla blockchain, la tecnologia che sta alla base delle criptovalute».

L’Unione Europea sta anche valutando di coniare una propria valuta elettronica. Che impatto avrà sul settore?

«Fino a qualche anno fa il controllo sull’emissione della moneta era esclusivamente nelle mani delle banche centrali. Ora, per rispondere alla diffusione di criptovalute, le banche centrali si stanno muovendo per non perdere il proprio vantaggio competitivo. Un tema importante sarà capire come queste novità tecnologiche impatteranno sul settore finanziario tradizionale. Quel che è certo è che stiamo assistendo a un cambiamento epocale».


Il mondo del metaverso: cosa c’è da sapere?

La fortuna o la sfortuna delle criptovalute potrebbe essere legata a doppio filo anche a un’altra creazione recente: il metaverso. Un termine nato circa 30 anni fa, ma che si è diff uso solo a partire dallo scorso anno, quando ha attirato l’attenzione di Mark Zuckerberg, ceo di Meta. Ma di cosa si tratta di preciso? Il metaverso viene descritto come un insieme interconnesso di esperienze che avvengono in uno spazio 3D. Una sorta di mondo ibrido, sia digitale che fisico, che va ben oltre le semplici piattaforme di intrattenimento. Nel metaverso, infatti, si può lavorare, comprare un terreno e addirittura costruire la propria casa.

Ed è qui che entrano in gioco le criptovalute. In queste piattaforme, infatti, si può pagare solo tramite monete virtuali. Di conseguenza, se il metaverso dovesse crescere davvero ai ritmi previsti, a beneficiare di questa crescita sarebbero anche – e forse soprattutto – le criptovalute. Secondo le stime di Bloomberg intelligence, il metaverso avrebbe già un valore di 500 miliardi di dollari. E, secondo alcuni istituti bancari, entro il 2030 potrebbe raggiungere un giro d’affari complessivo dagli 8 ai 13mila miliardi di dollari. Cifre da capogiro, che – se confermate – potrebbero consacrare definitivamente le criptovalute come metodo di pagamento del futuro.

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