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Home > Lombardia > A Marcallo (Milano) un impianto evoluto per produrre biometano

A Marcallo (Milano) un impianto evoluto per produrre biometano

La prima centrale per gas ricavato dalla frazione umida della raccolta differenziata dei rifiuti

Giovanni Chiodini
20 Aprile 2022
La costruzione della nuova
centrale a biometano di Marcallo
con Casone

La costruzione della nuova centrale a biometano di Marcallo con Casone

In Provincia di Milano sta nascendo il primo impianto in grado di trasformare in biometano (500 metri cubi all’ora, 4 milioni di metri cubi all’anno), e sottoprodotti usati in agricoltura, 35 mila tonnellate di frazione organica dei rifiuti solidi urbani raccolti nei paesi della zona. «Questo è un impianto concepito 10-12 anni fa – spiega l’ingegnere Luigi Facocchia di Agatos – che abbiamo sviluppato nel tempo impiegando la miglior tecnologia italiana. Questo ci ha permesso di eliminare tutti quegli elementi che nel tempo avevano costituito delle problematiche per l’impatto ambientale».

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Un impianto (Biosip) già brevettato in Italia, in Europa e negli Stati Uniti, e quello di Marcallo è il primo che sta per essere realizzato al mondo con questa tecnologia. «Oggi quello che stiamo realizzando con Sorgenia è un impianto che non avrà nè scarti nè rifiuti, nè tantomeno scarichi in atmosfera, utilizzerà l’acqua estratta dai rifiuti e dal cippato boschivo che arriva dal parco del Ticino. Non si useranno combustibili fossili ma solo combustibili naturali». Il camion che arriverà all’impianto con i rifiuti raccolti in zona entrerà in un capannone in depressione (questo permette di evitare il problema della fuoriuscita di odori).

«I rifiuti verranno lavorati nell’arco delle otto ore. Tutto l’impianto verrà sanificato costantemente. L’aria all’interno dell’impianto sarà usata come comburente nella caldaia. Quindi tutto rimane all’interno ». Un’altra caratteristica dell’impianto sarà la differenziazione dei materiali che entrano. Gli stessi sacchetti usati per la raccolta saranno aperti meccanicamente e non compattati per evitare il problema delle microplastiche. Una volta selezionato e liberato dalle parti non organiche il rifiuto viene compresso e passa al biodigestore anaerobico tricentrico, che è il cuore del brevetto Biosip. «Con questo sistema guadagniamo 15 giorni sulla digestione. Questo ci permette di aumentare la produttività del metano. Non producendo il biometano da elementi fossili, ma recuperando lo stesso gas che già c’è in natura, non rimettiamo Co2 in atmosfera».

L’impianto lavorerà 8-9 ore al massimo al giorno, festivi esclusi. «Ad oggi l’autorizzazione che abbiamo avuto è di 35mila tonnellate di rifiuti all’anno. L’impianto potenzialmente ne potrebbe lavorare anche il doppio, aumentando esponenzialmente la produzione di gas». I rifiuti trattati saranno esclusivamente quelli dei Comuni limitrofi, che avranno una riduzione nella tassa di smaltimento oggi pagata dai cittadini.


Come avviene la trasformazione

Una delle particolarità del brevetto Biosip è il digestore anaerobico tricentrico. È composto da tra vasche concentriche che lavorano con tre livelli di temperatura: nella prima vasca, mesofila, la digestione anaerobica avviene a circa 38° centigradi, utilizzando il cascame termico della terza vasca (termofila); nella seconda vasca avviene la pastorizzazione per sanificare il materiale e la temperatura è mantenuta a circa 70 °C; nella terza vasca la digestione anaerobica avviene a circa 55 °C, utilizzando il cascame termico della pastorizzazione. Nella prima e terza vasca avvengono le reazioni per la produzione di biogas. I diversi livelli di temperatura servono per aumentarne e massimizzarne la produzione. Tutte le vasche sono sigillate per impedire emissioni odorose.

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