Ancona – Uno smart working che risponda alle esigenze dell’azienda e dei dipendenti, che sappia agevolare il lavoro di squadra e sia anche uno strumento per esplorare il futuro. Perché se “dalle crisi nascono sempre delle nuove opportunità”, Coopservice intende raccogliere dalla pandemia degli ulteriori strumenti per volgere lo sguardo al domani e passo dopo passo, raggiungere nuovi risultati.
Andrea Paoli, human resources director di Coopservice, come intendete procedere sul fronte dello smart working?
“La nostra azienda ha risposto in maniera reattiva all’emergenza del Covid, introducendo e implementando la modalità del lavoro da remoto per la sicurezza di centinaia e centinaia di lavoratori – dice –. È un nuovo percorso, che abbiamo deciso di monitorare per sviluppare un habitat favorevole e coerente per consolidare un modello equilibrato che coinvolgerà seicento persone, a rotazione, all’interno delle diverse strutture organizzative. Ognuna di queste figure potrà scegliere due giorni alla settimana nei quali lavorare in ‘smart’, da annunciare con quindici giorni di preavviso all’azienda, così da ottenere un piano chiaro attraverso il quale procedere. Ma non solo: ciò che differenza questo modello dagli altri è che alla base c’è un dettagliato studio delle esigenze e una prospettiva”.
E cioè?
“Il modello è stato infatti incastonato in un più ampio progetto, che definirei a valenza circolare. Un progetto costituito da elementi concatenati e reciprocamente indispensabili: lo smart working appunto, un progetto di Kpi (key performance indicators), un nuovo sistema di valutazione delle competenze, il piano formativo rinforzato e un allineamento del performance management aziendale. In questa prima fase, in particolare, i cinquanta Kpi sviluppati per le diverse direzioni costituiranno anche gli elementi di riferimento e le vere “bussole” per il lavoro per obiettivi. Senza scopi da conseguire puntualmente, infatti, lo smart working si limiterebbe a essere una semplice modalità di lavoro da remoto. Abbiamo quindi introdotto un sistema di indicatori di performance per monitorare gli andamenti del core business e per migliorare il lavoro in squadra: in questo modo, per il 2023-2024, potremo raggiungere performance di qualità ancora maggiore”.
Qual è stata la reazione dei dipendenti?
“È stata di grande positività. Abbiamo cominciato il primo settembre e l’obiettivo che ognuno di noi vuole perseguire è di fare fiorire e maturare un sistema di smart working realmente efficiente. Soltanto quattro colleghi hanno avuto la necessità di maggiori chiarimenti, per poi convincersi subito dopo. Questo perché è evidente che progetti di questo tipo sono una logica conseguenza di una nuova cultura aziendale”.
Quali sono le prospettive?
“Credo che questa innovazione possa comportare una forte valorizzazione dell’immagine aziendale. È la conferma di come la nostra realtà sia indirizzata verso una modernizzazione del lavoro, che esplora, crea e sviluppa. Soltanto così sapremo attrarre altre figure per un ulteriore salto in avanti”.