Macerata – Trasporti e parcheggi, Macerata sempre più verso un’evoluzione ambientale e tecnologica: col 95% di percorrenza a metano, un progetto per avere un allaccio diretto per il rifornimento dei mezzi nel deposito a Villa Potenza e uno per il servizio di biglietteria elettronica, l’Apm punta al rinnovamento. Per una città sempre più smart.
A fare il punto è Giorgio Piergiacomi, amministratore delegato dell’azienda.
«Abbiamo in esercizio 24 autobus – spiega –, di cui 24 a metano e due, i più vecchi, a gasolio, mentre gli operai del settore idrico utilizzano principalmente auto elettriche. Al momento, il rifornimento dei nostri mezzi avviene tramite il cosiddetto ‘carro bombolaio’, che si reca al deposito all’occorrenza. Ma noi vorremmo allacciarci direttamente alla rete, per questo abbiamo fatto richiesta alla Regione, a valere sui fondi del Pnrr, per l’allaccio diretto del metano al deposito che si trova vicino al centro fiere, a Villa Potenza. L’attuazione del progetto non sarà immediata perché la Regione vuole dare priorità al parco autobus, ma credo che per il 2024 sarà possibile realizzare il tutto».
Gli autobus elettrici, invece, al momento restano un sogno:
«Una transizione elettrica vera e propria non è possibile ora – sottolinea Piergiacomi –, siamo ancora molto lontani da un simile scenario. Ci stiamo guardando intorno, di recente un’azienda ha portato qui un mezzo elettrico per fare delle prove. Dopo qualche giro per Macerata, però, ci siamo resi conto che, essendo qui tutte salite e discese, sarebbe veramente dura per quel tipo di mezzo. Basta pensare alla salita da Piediripa a Macerata. Siamo anche stati in Emilia Romagna, a Ravenna e Reggio Emilia, lì funziona perché c’è pianura ovunque. Per noi, c’è un problema soprattutto di morfologia del territorio».
Investire nell’elettrico, poi, non significherebbe occuparsi soltanto del mezzo in sé.
«Bisogna pensare a tutto il resto – fa notare Piergiacomi –, ad esempio dove si potrebbero ricaricare i mezzi elettrici, non certo sulla colonnina delle auto, e pensare anche alla manutenzione specifica. Nella nostra officina, siamo attrezzati per i bus a metano e a gasolio, ma per quelli elettrici ci vorrebbe tutt’altro».
Sul fronte autobus, poi, ci sono problemi anche per i pezzi di ricambio:
«Troviamo molta difficoltà nel reperirli – dice –, tra Covid e guerra ci sono rallentamenti».
Nonostante il momento buio, si guarda avanti con forza, per rinnovarsi e allo stesso tempo semplificare la vita dei cittadini.
«Abbiamo partecipato al progetto Sbem (Servizio biglietteria elettronica Marche), progetto della Regione per attivare la biglietteria elettronica. In totale ci sono 6 milioni di euro per tutta le Marche, e nel Maceratese il soggetto pilota dovrebbe essere Contram. Per ciascun progetto, i due terzi li metterebbe la Regione mentre il resto dei fondi sarebbe a carico dei gestori. In questo modo, non solo il cittadino potrà fare il biglietto direttamente dal proprio telefonino e pagare con carta di credito, ma si potrà avere un monitoraggio del numero di utenti e delle linee più utilizzate. Oggi, si percorrono parecchi chilometri con gli autobus vuoti. Con la verifica attuabile tramite il biglietto elettronico, potremmo vedere con facilità quali sono le linee meno usate e migliorarci».
Per i parcheggi, da un po’ è attiva l’app ideata da Apm:
«È abbastanza utilizzata – spiega Piergiacomi –, l’abbiamo migliorata col tempo anche grazie alle segnalazioni degli utenti».
Quello della smart city, conclude Piergiacomi, è un concetto molto ampio:
«L’evoluzione dovremmo farla tutti insieme, sarebbe necessario che la città tutta si attivasse. Altrimenti, a macchia di leopardo, rischia di essere poco efficace. Peraltro, noi andiamo avanti con una concessione scaduta nel 2016. Siamo in proroga da allora. Prima, il problema era il terremoto, dopo è stato il Covid. E ora eccoci qua. Ma non è semplice fare investimenti con una concessione scaduta». «Abbiamo presentato anche un progetto a valere sui fondi Pnrr per il recupero dei fanghi di depurazione, per poterli impiegare, magari come una sorta di fertilizzante in agricoltura, invece di doverli smaltire come rifiuti».