Fano – Green New Deal: Fano punta sulle grandi comunità energetiche, mentre è in atto l’efficientamento di scuole e uffici pubblici. E’ questo il senso del progetto “Ambientiamoci”, predisposto dalla consigliera comunale Cora Fattori (Azione-Più Europa) su delegata dal sindaco Massimo Seri.
Consigliera Fattori ci spiega cosa sono e a che servono le comunità energetiche?
“Oggi in Italia ce ne sono poco meno di 30 con dimensioni assolutamente ridotte, circa 30kW, l’equivalente di 8 impianti fotovoltaici domestici, medio piccoli. A Fano, al contrario, vogliamo realizzarne una molto più grande, di almeno 500kW (taglia massima consentita 1MW) per dare reali benefici ai fanesi”.
Il vantaggio per il singolo cittadino?
“Potrà avere il suo impianto fotovoltaico a costo zero sfruttando quello realizzato dal Comune con conseguente calo della bolletta. Lo stesso potrà fare un’azienda. Chi ha già un impianto fotovoltaico potrà entrare nella comunità energetica: aumenterà il guadagno che ogni anno l’impianto fornisce aumentando la quota di energia consumata mentre si produce”.
Cosa avete già realizzato di Ambientiamoci?
“Abbiamo messo in atto azioni semplici e pratiche per rendere più efficiente il patrimonio comunale e per ridurne i consumi. Lavori che, grazie ai finanziamenti pubblici, sono a costo zero. Sono già stati realizzati il tetto della Rocca Malatestiana e il relamping delle scuole cittadine, per complessivi 180mila euro, ai quali andranno aggiunti i 400mila euro sull’efficientamento del Sant’Arcangelo-Fabbica del Carnevale. Il vantaggio per i cittadini è concreto: se il Comune spende meno, ha più risorse per sistemare strade, giardini, per progetti di aiuto alle fasce deboli della popolazione, alle famiglie, per gli eventi e le nuove assunzioni”.
Altri esempi?
“E’ stato individuato l’Energy Manager, ruolo svolto dall’ingegnere Santini di Aset (la società pubblica dei servizi controllata al 97% dal Comune di Fano ndr) e si è costituito l’Ufficio Energia per scrivere con professionalità i progetti per i numerosi bandi che stanno uscendo”.
E per quanto riguarda la digitalizzazione dei servizi comunali, quali passi avanti sono stati fatti?
“Per l’Urbanistica siamo riusciti a realizzare l’accesso telematico agli atti che ha permesso di snellire le procedure e alle imprese di lavorare meglio, più velocemente, con minori costi e minori spostamenti. I tempi più celeri permettono la presentazione all’Urbanistica di molte più pratiche edilizie per l’efficientamento degli immobili privati. Stiamo cercando di estendere questo progetto a tutta la vallata”.
Qual è il vantaggio di affrontare in modo nuovo i problemi ambientali?
“’Ambientiamoci’ ha messo in collegamento i vari assessorati dell’amministrazione pubblica, anticipando l’approccio interdisciplinare dei bandi europei e dei finanziamenti del Pnrr. Se tale modalità fosse compresa fino in fondo permetterebbe di attrarre più soldi, riqualificare la città e aiutare chi ci abita”.
Lei ci sta spiegando che realizzare un impianto ad alta efficienza energetica è vantaggioso per tutti?
“Ha un costo, che anche senza il Bonus del 110%, si ripaga in circa 6 anni: un investimento assolutamente vantaggioso che, però, non tutti possono permettersi o ne hanno la consapevolezza”.
E cosa può fare la pubblica amministrazione?
“Bonus, finanziamenti, incentivi, servono proprio a rendere la transizione ecologica una risorsa per chi è più in difficoltà. Una casa con un’impiantistica di 30 anni fa (anni ’90) ha un costo di gestione che è almeno il doppio rispetto all’omologa efficientata. Una differenza che cresce con l’aumento del costo di gas ed energia con ripercussioni sulle casse familiari”.
E qual è la risposta delle imprese all’efficientamento energetico?
“La piccola e media impresa è il cuore del tessuto economico fanese, marchigiano, italiano. Nel nostro Paese il 60% delle emissioni di gas serra sono prodotte dalle Pmi e i costi energetici arrivano ad incidere nei bilanci aziendali fino al 30% e, a volte, determino la chiusura delle imprese. A pesare sono l’eccesso di burocrazia e la mancanza di incentivi per incoraggiare il cambiamento verso aziende più sostenibili: la transizione non deve essere costo ma una risorsa. Con una seria politica di transizione, interi settori riuscirebbero a fronteggiare meglio la crisi dei carburanti”.
Qual è la vera novità del progetto Ambientiamoci?
“Riconoscere che la crisi climatica è un problema reale che si riversa nella nostra vita quotidiana e che si può affrontare solo con l’analisi della realtà, con metodo scientifico, sperimentale. Secondo una ricerca di Legambiente se tutti si comportassero come un cittadino di un Paese ad alto reddito ci vorrebbero altri 2,6 pianeti per soddisfare le necessità dell’umanità. Questo non è solo un problema etico ma pratico, perché è una delle concause che porta a guerre e grandi migrazioni. Inoltre i forti cambiamenti climatici provocano disastri ambientali che sono un costo per la collettività a scapito della spesa per il welfare”.