La pandemia frena il percorso dell’Unione europea verso il raggiungimento dei 17 Obiettivi dello sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Onu e, nel confronto con gli altri Stati, l’Italia perde posizioni. Risulta particolarmente critica la situazione del nostro Paese su lavoro, disuguaglianze, pace, giustizia e istituzioni, ambiti nei quali l’Italia è in penultima posizione nella graduatoria europea.
È quanto emerge dallo studio ‘La situazione dell’Unione europea rispetto agli SDGs’, presentato lo scorso 10 giugno a Bologna dal presidente dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), Pierluigi Stefanini (nella foto sopra), in apertura del convegno ‘Accompagnare le transizioni, contrastare le diseguaglianze’ organizzato dalla Regione Emilia-Romagna.
Basato su dati Eurostat, il rapporto ha messo a confronto i 27 Paesi dell’Unione europea in una prospettiva decennale per offrire una prima valutazione quantitativa dell’impatto della pandemia sul raggiungimento degli obiettivi 2030. Tra il 2010 e il 2020 il percorso dell’Ue è migliorato in undici Goal (2 Alimentazione e agricoltura sostenibili, 3 Salute e benessere, 4 Educazione, 5 Parità di genere, 7 Sistema energetico, 8 Condizione economica e occupazionale, 9 Innovazione, 11 Condizioni delle città, 12 Modelli sostenibili di produzione e consumo, 13 Lotta al cambiamento climatico, 16 Governance e istituzioni). Risulta, invece, stabile in due (1 Sconfiggere la povertà, 6 Acqua pulita e servizi igienico-sanitari) e peggiora in tre (10 Disuguaglianze, 15 Ecosistemi terrestri e 17 Cooperazione internazionale).
Lo scenario cambia tra il 2019 e il 2020, anno che segna un complessivo rallentamento nei miglioramenti riscontrati negli anni precedenti. L’impatto della crisi Covid si fa sentire sul fronte della povertà, della salute, delle disuguaglianze e della cooperazione internazionale con un andamento negativo in tutti e 4 i Goal.
Migliorano gli obiettivi relativi all’energia, alla produzione e il consumo e alla lotta al cambiamento climatico ma – evidenzia l’ASviS – «si tratta di risultati prevedibilmente condizionati dai blocchi della circolazione e della produzione attuati dalle autorità durante i lockdown». Nel 2020 l’Italia è al di sotto della media europea per nove Goal (Povertà, Educazione, Acqua pulita e servizi igienico sanitari, Condizione economica e occupazionale, Innovazione, Disuguaglianze, Città e comunità sostenibili, Governance e istituzioni e Cooperazione internazionale), e allineata per cinque (Salute e benessere, Parità di Genere, Sistema energetico, Cambiamenti climatici, Ecosistemi terrestri).
Il Belpaese spicca, invece, al secondo posto in Europa in materia di agricoltura e alimentazione (Goal 2) e di consumo e produzione responsabili (12). Una situazione privilegiata, quest’ultima, che può essere spiegata da più alto tasso di circolarità della materia (21,6% contro 12,8% in Ue nel 2020), dalla maggiore produttività delle risorse e dal più basso consumo di materia pro-capite.
«L’Agenda 2030 invita tutti ad avere un approccio globale, con la consapevolezza che il Pianeta è unico. La politica – ha sottolineato Stefanini – deve investire su multilateralismo, coraggio e partecipazione. Purtroppo registriamo una situazione non adeguata rispetto ai 17 Obiettivi. Sappiamo di essere in ritardo, di questo passo i 169 target di cui si compone l’Agenda 2030 non saranno raggiunti. È necessario investire per essere utili agli enti locali in difficoltà nel raggiungimento degli SDGs. L’impatto del Covid-19 è stato duro, l’Italia è ora penultima tra i Paesi Ue per gli Obiettivi dell’Agenda 2030 in materia di lavoro, disuguaglianze, pace, giustizia e istituzioni solide. Male il Goal 17 su cui si registrano nel nostro Paese, ma anche in Europa, tante difficoltà, pensiamo per esempio alla carente gestione dei vaccini su piano globale».
Sul fronte delle città (Goal 11), a livello europeo, nel periodo 2010-2019, solo la Danimarca evidenzia la variazione negativa peggiore principalmente a causa dell’aumento della concentrazione di PM10. L’Ungheria, invece, mostra la variazione positiva maggiore. L’Italia nel 2019 registra sostanzialmente lo stesso livello del 2010, mantenendosi al di sotto della media Ue a causa di una più alta quota di persone che vivono in condizioni di sovraffollamento (28,3% contro 17,1% in Ue nel 2019).
«Le politiche che dovremo portare avanti per la transizione ecologica e per la lotta alla crisi climatica richiederanno profondi interventi trasformativi – ha commentato il ministro delle Infrastrutture e delle mobilità sostenibili Enrico Giovannini (in foto) –. Tali interventi necessitano il coinvolgimento delle comunità, ma anche del settore privato e degli individui. Senza la loro partecipazione non potranno esserci quei cambiamenti profondi in una società che è ancora lontana dalla sostenibilità».