Firenze – La maggior parte degli italiani si trasferirebbe in una città vicina, se fosse smart. Lo certifica una ricerca commissionata da Intel, che indica Milano, Bologna e Padova come le città «più intelligenti» d’Italia.
Lo studio, condotto dalla società di ricerche Pepe Research, ha rivelato che il concetto di «smart city» è familiare a circa metà degli italiani, soprattutto tra i più giovani e nelle fasce socioeconomiche e culturali medio-alte, ma rimane piuttosto oscuro all’altra metà. L’idea associata a questa espressione riguarda l’innovazione tecnologica e la sostenibilità ambientale, considerata fondamentale tra i giovani. Il sondaggio ha evidenziato differenze di opinione tra le diverse fasce d’età: i cittadini più maturi danno maggiore peso alla sicurezza, mentre i più giovani dimostrano maggiore attenzione all’ambiente (+10% rispetto alla media).
«Le città moderne crescono rapidamente, ospitando il 55% della popolazione mondiale e con uno sviluppo previsto del 13% entro il 2050 – commenta Andrea Toigo di Intel –. La sfida è fornire servizi più sostenibili, migliorare la sicurezza pubblica, affrontare problematiche ambientali e promuovere l’economia locale. Per questo servono soluzioni tecnologiche, come la Internet of Things (IoT), l’intelligenza artificiale (AI) e il 5G».
La strada da compiere comunque è ancora lunga. Solo il 13% dei cittadini ritiene di vivere già in una città «molto smart»: in cima alla classifica c’è Milano con una valutazione media di 6,2 su 10 punti, seguita da Bologna e Padova con 6 e poi da Firenze con 5,7. In fondo alla classifica Roma con 4,3. Guardando avanti, gli italiani sono ottimisti sul futuro delle smart cities, con il 68% del campione che si aspetta un notevole miglioramento fra dieci anni.
«Attualmente gli italiani riconoscono un livello di smartness alle loro città quando si tratta di economia locale, servizi e mobilità – spiega Elena Salvi, partner di Pepe Research –, ma sono convinti che sia necessario ancora parecchio lavoro per l’ambiente e la cittadinanza attiva. Ora è il momento giusto per portare avanti piani di intervento intelligente sull’ambiente, elemento fondamentale».
Per cercare una città più intelligente c’è chi sarebbe disposto a trasferirsi: con percentuali minime a Firenze 24% e Bologna 25%, e massime a Roma e Torino (44 e 41%). Il 68% dei cittadini dichiara di essere pronto a sostenere un costo economico per vedere la propria città diventare smart: la maggioranza è preparata a spendere circa 150 euro in più all’anno, ma il 18% del campione si è dichiarato disposto a pagare fino a 600 euro.
Strettamente legato al tema delle smart city è lo smart working. Chi ha fatto questa esperienza ne dà una valutazione positiva: il 79% infatti lo apprezza e vorrebbe continuare a lavorare in questa modalità. Una grande maggioranza del campione ritiene tuttavia che le attuali pratiche di smart working debbano essere migliorate. Per esempio metà degli intervistati lamenta inadeguatezze nell’hardware, nel software e nella connettività. L’83% di chi lavora da remoto continua a essere convinto che questa sia una potenzialità inespressa soprattutto a causa di carenze infrastrutturali nella connettività a internet.