Grosseto – «La transizione ecologica passa dalla mobilità sostenibile». E’ quanto dice Angelo Gentili, componente della Segreteria nazionale di Legambiente, secondo il quale «la rivoluzione del modo di spostarsi nelle aree urbane ed extra-urbane è ormai irrimandabile».
«Soluzioni concrete, facilmente applicabili e capaci di abbattere l’impronta ecologica delle cittadine e dei cittadini esistono già – dice Gentili –. La ricetta di Legambiente è semplice: serve pianificare azioni e mettere a disposizione risorse certe per il trasporto pubblico locale e per quello condiviso a basso impatto ambientale; investire su isole pedonali e ciclabilità diffusa; implementare una sempre più rigida politica di moderazione della velocità oltre a una drastica riduzione dell’uso dello spazio pubblico da parte dei veicoli privati, anche in sosta. Più Ztl, più zone 30, meno automobili private, più bici, più mobilità elettrica e mezzi pubblici, dunque.
Si tratta di un fronte su cui l’intero Stivale è in grave ritardo, eccezion fatta per alcune buone pratiche. Occorre una pianificazione di ampio respiro diffusa e di alto profilo. L’Italia ha necessità di un deciso impulso verso le reti di mobilità urbana sostenibile per cambiare davvero le cose, attuando una visione capace di ridisegnarne l’assetto, partendo da sicurezza stradale, trasporto ferroviario regionale, trasporto pubblico locale, ciclabilità e sharing, riqualificazione delle strade urbane ed elaborazione di un piano di formazione e comunicazione finalizzato a potenziare la cultura della mobilità oggi ancora purtroppo fortemente incentrata sull’egemonia dell’auto privata».
«Si tratta di una scelta necessaria non solo per la tutela ambientale e la corretta gestione del territorio – continua Gentili –, ma soprattutto per la salute dei cittadini, consentendo di abbassare significativamente i livelli di inquinamento dell’aria sempre più dannosi per i nostri polmoni. Dobbiamo pertanto mettere in atto prima di tutto una rivoluzione delle abitudini. Occorre, ad esempio, incentivare il bike to work e rendere i nostri centri urbani sempre più all’altezza degli standard europei».
«Esempio virtuoso è il Pedibus (i gruppi organizzati di bambini che, in fila, raggiungono la a scuola a piedi) – dice Gentili –, una soluzione sostenibile che va nella giusta traiettoria, consentendo maggiore sicurezza agli studenti nel tragitto casa – scuola e permettendo ai genitori di non ricorrere all’utilizzo delle automobili. Bene anche le zone 30, strumento fondamentale per aumentare la sicurezza, diminuire l’incidentalità e favorire una mobilità più green.
Grosseto ha tutte le carte in regola e le caratteristiche per divenire un modello di mobilità sostenibile nel panorama nazionale. Di sicuro, serve qualche sforzo in più allo scopo di incentivare e favorire gli spostamenti in treno che, purtroppo, a ora risultano sacrificati.
Appare urgente altresì continuare ad incentivare fortemente la realizzazione di piste ciclabili, sia in ambito urbano che per collegare le frazioni al capoluogo, adibire sempre più aree parcheggio in modo da disincentivare il traffico automobilistico creando delle aree di scambio e facilitando la diffusione di mezzi pubblici elettrici. Così facendo, Grosseto potrebbe divenire un laboratorio nazionale per la ciclabilità e la mobilità sostenibile, ponendo al centro la vivibilità urbana, la sicurezza delle cittadine e dei cittadini, il cambiamento degli stili di vita in chiave sostenibile, la diminuzione delle emissioni climalteranti, proprio come gli scenari globali ci chiedono di fare».