Siena – Cavigliere vibranti per aiutare i pazienti affetti da Parkinson a camminare e un sesto dito robotico per consentire a chi soffre di paresi in seguito a un ictus, di tornare ad allacciarsi le scarpe o aprire una bottiglia d’acqua in maniera autonoma. In una parola aiutare, potenzialmente, oltre un milione di italiani ad essere cittadini più autonomi per abitare le città del futuro, ma soprattutto del presente.
Sono queste due delle tecnologie messe a punto dall’incontro e collaborazione fra l’azienda ospedaliero-universitaria senese e l’università di Siena, grazie al Sirs Lab (il Siena Robotics and Systems Lab) e al Sibin (Siena Brain Investigation and Neuromodulation Lab). La prima tecnologia da indossare è ora in fase di sviluppo e in attesa di essere implementata. Ma la strada sembra tracciata.
A fare il punto, durante lo speciale Agorà dell’Aou Senese è il professor Simone Rossi, neurologo della Neurologia e Neurofisiologia Clinica e responsabile Ambulatorio Parkinson e Disturbi del movimento delle Scotte. «Per i pazienti parkinsoniani – spiega Rossi – esistono tante terapie che però perdono efficacia con l’andare del tempo. Ci sono alcuni pazienti che già all’inizio della malattia manifestano il fenomeno del ’freezing della marcia’ cioè all’improvviso mentre camminano cominciano a sentire i piedi incollati al terreno».
Un fenomeno che può provocare cadute e complicanze. Si tratta di un sintomo fra quelli che rispondono meno alla terapia farmacologica. «Il freezing della marcia può essere risolto se il paziente presta attenzione a stimoli esterni come ad esempio un pavimento con piastrelle bianche e nere o un metronomo che dà una stimolazione acustica». Da qui l’idea di una cavigliera che riesca, vibrando, a far concentrare il paziente su stimoli esterni, senza per questo distrarlo visivamente dal suo percorso. Lo spunto è stato offerto da alcuni braccialetti vibranti con i quali si tentava di guidare nella marcia le persone non vedenti.
«Pensai – aggiunge Rossi – che questo tipi di braccialetti trasferiti ad entrambe le caviglie dei pazienti parkinsoniani potesse risolvere il problema». I primi risultati, testati nell’azienda ospedaliero universitaria senese, stanno arrivando.
«È un’idea che stiamo cercando di sviluppare. Al momento le cavigliere vengono azionate direttamente dal paziente e questo comporta un ritardo di un secondo o due rispetto alla manifestazione del freezing. Un lasso di tempo durante il quale il paziente può cadere. Stiamo collaborando con un gruppo di ingegneri del Politecnico di Torino per far sì che queste cavigliere si dotino di un sistema di intelligenza artificiale in grado di capire pochi attimi prima quando sta arrivando il ’freezing’».
L’altro progetto partorito dalla collaborazione fra ateneo e Scotte è invece il dito robotico: tecnologia da indossare per migliorare la qualità della vita. Domenico Prattichizzo, coordinatore Sirs Lab e docente di Robotica dell’Università di Siena ne ha curato il progetto, brevettato al Mise nel 2016.
«Il sesto dito robotico – spiega – nasce per aiutare i soggetti che hanno un arto paretico e non posso usare più la mano. Questi soggetti non hanno più la capacità di aprire una bottiglia o allacciarsi le scarpe. Per afferrare un oggetto servono un palmo e un dito e allora abbiamo detto: perché non agire con un pollice in più che lavora con il palmo? Ed ecco il sesto dito robotico che permette di recuperare le funzionalità mancanti per effetto di ictus e genera una nuova funzionalità».
Attualmente è usato nelle facility riabilitative, ma soprattutto riesce a dare nuova motivazione. «Permette di rimettere in funzione tutto il braccio e il suo sistema muscoloscheletrico». Ma le frontiere della robotica indossabile potrebbero non limitarsi all’ambito curativo.
«Il sesto dito – spiega Rossi – se applicato a un soggetto ’normale’ può aumentare le sue possibilità di presa e di interazione con lo spazio circostante. Questo apre un mondo che può essere approcciato con differenti metodiche di scan cerebrali. Con la risonanza magnetica funzionale si capisce che viene messo in atto un rimodellamento plastico delle nostre rappresentazioni non solo sensoriali ma anche motorie».
Prossimo obiettivo intelligenza artificiale
Al momento le cavigliere vengono azionate direttamente dal paziente e questo comporta un ritardo di un secondo o due rispetto alla manifestazione del freezing. Un lasso di tempo durante il quale il paziente può cadere. L’ateneo sta collaborando con un gruppo di ingegneri del Politecnico di Torino per far sì che queste cavigliere si dotino di un sistema di intelligenza artificiale in grado di capire pochi attimi prima quando sta arrivando il ’freezing’.