Firenze – Sviluppo e sostenibilità, devono essere due gambe di un processo di trasformazione delle città che non può fare a meno l’una dell’altra. E il ruolo della ricerca scientifica può essere importante per accompagnare la società in cui viviamo in questi processi innovativi.
«La ricerca e la politica – osserva Sabina Nuti, rettrice della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa – sono fondamentali per sostenere il cambiamento e i processi innovativi».
Salute, educazione, innovazione e cultura sono gli ingredienti delle città del futuro. La Toscana a che punto è e la ricerca che ruolo riveste in questi processi di sviluppo?
«Senz’altro sono elementi fondamentali ai quali dobbiamo aggiungere la sostenibilità ambientale, che, nell’organizzazione dei servizi , deve davvero essere presa in considerazione. A volte invece le città se ne dimenticano. La Toscana sta meglio di altre regioni, perché ha sempre dimostrato una grande sensibilità ambientale sia nelle scelte politiche che negli stili di vita dei suoi cittadini. Penso ad esempio alle politiche agricole nelle quali riconosco un significativo sforzo per tenere insieme le diverse prospettive, senza lavorare a compartimenti stagni».
Servizi sanitari e salute: la Toscana sta uscendo dal Covid. Che cosa serve per ritrovare un nuovo senso di comunità, moderno ed efficiente?
«Il periodo pandemico ha confermato alcune scelte positive che la Toscana ha fatto da tempo, cioè investire sulla sanità territoriale e le case della salute. Tuttavia sono emersi anche certi limiti del sistema sanitario. Per questo serve la comunità. Tanti risultati si raggiungono se la comunità risponde in modo sinergico: servizi territoriali in rete, farmacie, terzo settore, assistenza domiciliare soprattutto nelle aree interne. La pandemia ci ha anche fatto capire quanto l’innovazione tecnologica sia fondamentale per far funzionare questa macchina complessa e ora non si deve assolutamente tornare indietro, anzi. Dobbiamo imprimere un’accelerazione decisiva».
La digitalizzazione dei processi però può rappresentare un problema in un Paese dove la popolazione progressivamente sta invecchiando. Come si avvicinano gli anziani all’uso delle nuove tecnologie e dei servizi?
«Noi alla Scuola Sant’Anna, ancora prima della pandemia, stringemmo un patto intergenerazionale con lo Spi Cgil, per calibrare le tecnologie con l’utilizzatore finale. Servono servizi su misura, ma anche un’organizzazione sanitaria diversa, che imprima un’accelerazione alla telemedicina, soprattutto nei confronti degli anziani. Su questo però la Toscana, e l’Italia, è in ritardo perché non è ancora cambiata l’organizzazione delle cure».
Come intervenire in concreto?
«Serve una maggiore sensibilità culturale per affrontare processi epocali come questi, che hanno un impatto fortissimo sulle città del futuro che dovranno essere più smart ma soprattutto ambientalmente più sostenibili. Penso alle ricette elettroniche, che prima arrivavano con il contagocce e che con il Covid sono esplose. Le tecnologie sono utilissime a salvare anche il pianeta, perché la telemedicina può contribuire a risparmiare milioni di viaggi in ambulatori lontani dal domicilio per consulti che potrebbero essere fatti in call».
Onde gravitazionali. Una App per entrare nel cuore di Virgo
L’Osservatorio Gravitazionale Europeo di Cascina (Pisa) e l’Università di Pisa lanciano GWitchHunters, una piattaforma online con cui i cittadini di tutte le età potranno dare un importante contributo nell’analisi dei dati del rivelatore di onde gravitazionali Virgo, partecipando a una delle ricerche di frontiera più affascinanti e appassionanti per il grande pubblico.
Il portale web, protagonista di questa iniziativa di scienza partecipata, è sviluppato nell’ambito del progetto europeo «Reinforce» (https://reinforceeu.eu) interamente accessibile anche in italiano. Grazie a GWitchHunters, disponibile anche come App per smartphone, sarà possibile a tutti entrare nel cuore dell’acquisizione dati di Virgo, studiando ad esempio i segnali spuri, generati da movimenti sismici, condizioni atmosferiche o altri fenomeni legati all’ambiente o alla stessa strumentazione del rivelatore, che possono inficiare la rivelazione delle onde gravitazionali. Hanno già aderito più di 1.500 volontari in tutto il mondo.