Pontremoli (Massa-Carrara) – Il progetto “Start working Pontremoli“ sotto i riflettori in America grazie al Wall Street Journal, quotidiano internazionale americano con sede a New York City, che se n’è occupato sottolineandone lo slancio avveniristico. In un’analisi del fenomeno del cosiddetto “lavoro asincrono“ con numerosi lavoratori da remoto che si sono riversati in piccole città e villaggi durante la pandemia.
Il progetto era nato due anni grazie all’associazione Farfalle in Cammino e ha già fatto registrare la presenza di 34 worker di 8 nazionalità diverse (Usa, Nuova Zelanda, Spagna, Irlanda, Brasile, Estonia, Messico e Italia) che si sono trasferiti a Pontremoli per periodi più o meno lunghi. Di questi 14 sono stabili a tempo indeterminato: c’è che si occupa di innovazione digitale in ambito sanitario, di sviluppo web, di consulenza sulla sostenibilità del settore moda, di arredamento d’interni, di biodiversità agraria. Diverse le famiglie che hanno trovato servizi adeguati per la frequenza scolastica dei figli. Da sottolineare come alcuni Paesi stiano cercando di appianare la burocrazia per i “nomadi digitali“. L’Italia ad esempio sarebbe intenzionata a gestire visti che consentirebbero ai lavoratori stranieri a distanza di rimanere ben oltre i 90 giorni consentiti a molti turisti.
I promotori del progetto di Pontremoli offrono servizi di accoglienza e visite gratuite ai lavoratori remoti che hanno intenzione di insediarsi nella “città del libro“. Una volta arrivati, li aiutano a organizzare incontri con il personale scolastico, gli agenti immobiliari e gli amministratori locali. Un prete della diocesi nel frattempo, ha offerto loro uno spazio di co-working in un seminario. Uno dei segreti del borgo pontremolese è la familiarità: tutti si conoscono e quindi si respira il vero e antico profumo della comunità.