Reggio-Emilia – Nel lavoro, ma non solo, esistono le buone idee e le visioni azzeccate. Non sempre le une si incontrano e convivono in armonia con le altre, ma quando avviene è impossibile non notarlo. Nel bene, perché i numeri vuoi o non vuoi parlano chiaro, e nel male. La nota dolente suona quando ci si rende conto che la suddetta visione viaggia a diversi chilometri orari di differenza rispetto al contesto in cui vive. Imprese che sembrano cavalli chiusi ai box, scalpitanti con i muscoli giovani e tonici, come fossero pronti a esplodere in una corsa liberatoria.
KPI6, società attiva nelle ricerche di mercato con sede legale a Reggio Emilia, si è liberata dalle briglie ormai sette anni fa: «Questa città ha le stesse possibilità di Milano – considera la head of brand, Silvia Ciampa – è ricca e piena di industrie, con un’ottima qualità della vita. Reggio sta seguendo una visione sul futuro che, secondo noi, è quella giusta».
C’è sempre un ’però’… vale anche in questo caso?
«Se dovessi trovare un difetto, direi che qui forse manca ancora della velocità, e un po’ più di spinta sulla formazione ed il trasferimento tecnologico universitario. I punti di forza perché una realtà possa svilupparsi qui sono comunque tanti, l’Alta Velocità e il Tecnopolo ad esempio, che sta portando avanti dei bellissimi progetti».
Facciamo un passo indietro: come descriverebbe la vostra attività a chi non è del settore?
«Di fatto KPI6 è un software che permette a brand ed agenzie di effettuare ricerche di mercato in modo autonomo e in tempo reale».
Dove sta quindi la chiave del vostro progresso?
«Parto col dire che i metodi tradizionali, come possono essere le interviste qualitative e focus group, hanno costi e tempi elevatissimi: impossibile quindi stare al passo con la velocità della società di oggi. La tecnologia KPI6 spiana la strada a molti dei più comuni problemi legati alle ricerche di mercato».
Per esempio?
Basti pensare a come poter cogliere l’opinione dei consumatori, la conoscenza delle loro caratteristiche socio-psicografiche, senza parlare dei cambiamenti sociali, economici e culturali. KPI6 è come se ascoltasse la rete raccogliendo in maniera etica e anonimizzata le opinioni che gli utenti esprimono pubblicamente su social e web. A questi dati, composti principalmente di testi, immagini e numeri, si applicano diversi algoritmi di Intelligenza Artificiale e Machine Learning».
Così il ’pacchetto’ è pronto.
«A quel punto i dati ottenuti possono essere utilizzati per ’calibrare’ il lancio di nuovi prodotti, o per programmare l’esecuzione di strategie di marketing, comunicazione e advertising. Allo stesso tempo possono essere un ponte per scoprire altri mercati e tendenze emergenti, o per avvicinare ancora di più i brand e i consumatori finali».
Come sta andando?
«Solo l’anno scorso abbiamo completato un nuovo round di finanziamento da 2 milioni di euro, sottoscritto per 1 milione dal Fondo Rilancio Startup, oltre che da altri co-investitori quali LVenture Group, AZ Eltif ALIcrowd e Azimut Digitech Fund. Agli inizi, nel 2016, grazie al programma di accelerazione di LVenture Group, la raccolta di capitali in crowdfunding su Mamacrowd aveva superato l’obiettivo minimo, raggiungendo in breve oltre 500mila euro di investimenti. Direi quindi che continuamo a essere sulla buona strada».
Come ricorda il momento in cui KPI6 ha iniziato a prendere forma?
«Io e Alberto (Nasciuti, il Ceo di KPI6, ndr) avevamo un’agenzia di comunicazione, ma volevamo fare di più. Abbiamo ascoltato l’intuizione di seguire la strada dell’analisi dei Big Data ottenuti tramite i social network, urante il nostro percorso abbiamo incontrato Luca Castagnetti e Marco Pederzini. La visione l’avevamo chiara ed è andata bene, grazie anche ai programmi di accelerazione che Unindustria Reggio offre alla start up».
Siete contenti di Reggio?
«Devo premettere che al momento l’idea è quella, nel giro di qualche anno, di spostarci a Milano. Non posso negare però che Reggio ci piace, a me personalmente mancherà. Oltre a essere una città in cui si vive bene, a misura d’uomo, offre molto al mondo industriale».
Anche alle imprese di innovazione digitale, come può essere la vostra?
«Diciamo che qui, anche per un fattore storico e culturale, si punta molto sulla manifattura e la meccatronica. In quegli ambiti non si esita molto a investire, ecco. Ora qui, ma in Italia in generale, l’attenzione in termini economici e non solo si sta spostando anche su realtà innovative e ’smart’, ma ancora non regge il confronto con l’estero».
Voi non avete sede solo a Reggio, giusto?
«No, ne abbiamo anche una a Milano e una a Roma. A tutti i nostri dipendenti e collaboratori proponiamo lo smartworking».
Il che, sempre per continuare il discorso di poco fa, è già anomalo per tante realtà imprenditoriali, reggiane e italiane.
«La vita oggi è molto frenetica ed è per questo che scegliamo di agevolare chi lavora con noi in questo modo: l’importante è saper gestire bene il progetto e nei tempi giusti, il luogo o il momento della giornata in cui questo avviene non deve portare ad avere un pregiudizio sul rendimento. Sento tanti imprenditori che non si fidano a far lavorare i dipendenti in smartworking, noi crediamo invece che una fiducia ben riposta da parte di chi gestisce l’azienda, venga sempre ripagata con un ottimo lavoro. La visione di KPI6 è anche questa».