San Martino in Rio (Reggio Emilia) – La spinta per definirsi una ‘smart cities’, ormai sempre più, passa necessariamente per le energie rinnovabili. Ed è quello che ha fatto il comune di San Martino in Rio esattamente 10 anni fa, precursore in provincia nell’installare un maxi-impianto fotovoltaico nella frazione di Gazzata per una superficie complessiva da 35.650 metri quadrati.
“La nostra amministrazione e quella precedente hanno sempre creduto nelle rinnovabili e tuttora stiamo investendo sul fotovoltaico ed efficientamento energetico” ha ribadito soddisfatto il sindaco Paolo Fuccio, riconfermato a ottobre 2021 per il secondo mandato a trazione Pd.
“Si tratta inevitabilmente della via maestra che dobbiamo perseguire come amministratori pubblici”. Nel dettaglio, l’impianto sammartinese come detto si trova nelle campagne di Gazzata. Realizzato nel 2012 – mediamente il fotovoltaico ha una durata di 20 anni prima del necessario rinnovamento dei pannelli – ha avuto un costo complessivo di 5 milioni di euro, e vanta una capacità produttiva superiore al milione di Chilowattora (kWh).
La scelta del Comune, perseguita anche in questo momento, non è stata quella di riutilizzare l’energia prodotta per le proprie utenze. L’intera produzione infatti viene direttamente rivenduta al gestore – in questo caso Gse, il gestore servizi energetici statale, ovvero una sorta di garante dello sviluppo sostenibile in Italia – utilizzando poi i profitti per la gestione comunale. Un bottino notevole, considerando che il gestore per ogni singolo kWh paga 0,15 centesimi in media. Ma negli ultimi mesi, segnati pesantemente dal conflitto ucraino e soprattutto dall’inflazione e dalla speculazione a essa correlata, i Comuni che avevano investito sul fotovoltaico paradossalmente si sono trovati penalizzati.
Il motivo è negli extra-profitti legati a questa particolare situazione socio economica che ora il gestore rivuole indietro, naturalmente all’interno di una legge governativa pensata per tassare maggiormente i grandi produttori di energia (all’interno del decreto ‘Sostegni ter’ dello scorso gennaio) ma che ha finito per colpire anche gli enti locali.
Nel solo caso di San Martino, a fine ottobre, Gse ha richiesto indietro ben 260mila euro considerati guadagnati con l’impianto fotovoltaico di Gazzata, ma ritenuti provento di ‘extraprofitti’.
Caso simile avvenuto anche a Rolo, con una tassa inferiore (188mila euro) parametrata a una superficie di pannelli fotovoltaici più piccola. Anci aveva scritto allo Stato per adeguare una situazione “a nostro avviso paradossale: riteniamo che vada trovata una soluzione che chiarisca in via interpretativa o normativa l’esclusione dall’applicazione della norma dei Comuni. L’impatto di queste risorse utilizzate dai Comuni vanno a incidere direttamente sul funzionamento della comunità locale e l’interesse collettivo. Chiediamo pertanto l’immediata sospensione dell’attuazione della norma, al fine di trovare insieme una soluzione più compatibile nella modalità e nei tempi”.
Naturalmente dello stesso parere anche il sindaco Paolo Fuccio, nel rimarcare come “pagare questa cifra ci metterebbe in forte difficoltà con un impatto negativo sul bilancio comunale”.
Poi prosegue: “Oltre a San Martino ci sono tanti altri Comuni virtuosi come noi, nella stessa identica situazione. Su questa partita chiediamo espressamente di far scattare la non applicabilità della norma sugli extra profitti per gli enti locali che in modo virtuoso hanno sostanzialmente investito in impianti fotovoltaici. Sono cifre considerevoli, per San Martino si tratta di una somma che si aggira sui 260.000 euro. Non nego che pagare questa cifra ci metterebbe in forte difficoltà con un forte impatto negativo sul bilancio comunale, per questo mi auspico una soluzione positiva in tempi brevi”.
Insomma, un vero e proprio salasso se si considera che San Martino, nel bilancio previsionale, aveva accantonato una cifra di 118mila euro derivante proprio dalla vendita di energia dell’impianto di Gazzata.
E che ora invece vede di fatto azzerarsi a causa della tassazione sugli extraprofitti. Nonostante la svolta green decisa in anticipo su tutti gli altri.