Forlì – Temperature estreme, ma anche cavallette e bombe d’acqua e di grandinate dalla forza distruttiva. Sono tutti volti di una stessa realtà: il cambiamento climatico che sta mettendo a dura prova l’agricoltura. In particolare la siccità, che minaccia i raccolti già da diversi anni, quest’estate ha messo ettari di colture in ginocchio.
I viticoltori hanno già annunciato l’emergenza: se non pioverà entro poche settimane, la vendemmia 2022 è a rischio. Le stesse cavallette che hanno divorato i raccolti nelle campagne della valle del Bidente sono il frutto della siccità: è proprio questa, infatti, la condizione climatica più favorevole alla proliferazione dell’insetto e alla schiusa delle sue uova.
La mancanza di piogge, insomma, è una delle principali minacce per l’agricoltura. Un fenomeno con il quale dovremo fare sempre più i conti, motivo per il quale Coldiretti, la scorsa primavera, ha organizzato una piccola delegazione di giovani imprenditori locali a Dubai, proprio per studiare come conciliare lo sviluppo agricolo con la crisi idrica. A Ridracoli, nella valle del Bidente, il grande invaso artificiale, con la sua superficie di 1,035 chilometri quadrati e una profondità di 92 metri, può contenere fino a 33,06 milioni di metri cubi di acqua e rappresenta una risorsa fondamentale per tutta la Romagna.
La mancanza di piogge e, soprattutto, di nevicate invernali, ha però posto in seria difficoltà anche il il bacino idrico che, quest’inverno, non è mai giunto a livello di tracimazione. “Nessuna emergenza fino a ottobre”, hanno assicurato recentemente da Romagna Acque, al società gestrice, ma sta di fatto che il problema c’è.
Un problema che – se ne sta parlando sempre più spesso in questi mesi – si pensa di arginare realizzando, nei prossimi anni, nuovi invasi che andrebbero a sommarsi a quello già esistente. A dirlo è stato anche l’assessore regionale all’Agricoltura Alessio Mammi che, tra le possibili soluzioni, mette al primo posto proprio “la realizzazione di nuovi invasi sul modello della diga di Ridracoli”, seguito dalla “costruzione di impianti di depurazione delle acque reflue per irrigare e dalla pianificazione su larga scala l’uso più efficiente delle acque, grazie all’ausilio di nuove tecnologie”.
Nel comprensorio, a soffrire maggiormente la sete è la valle del Tramazzo, a causa della distanza da Ridracoli, una condizione che ha spinto i sindaci del territorio a richiedere un intervento strutturale. Romagna Acque, però, ha subito frenato la proposta del sindaco di Tredozio Simona Vietina di costruire un invaso come quello di cui si parla nella valle del Savio: la conformazione del territorio, infatti, non lo renderebbe fattibile. Si parla, al suo posto, della realizzazione di un lago a fossa, ovvero un lago di raccolta sotterraneo che, da solo, potrebbe dissetare tutta la vallata. Nuove tecnologie, quindi, ma anche metodi consolidati per affrontare l’emergenza più stringente di tutte: quella climatica.