Forlì – Il (recente) passato dice che Forlì è diventata una città d’arte, grazie alle grandi mostre del San Domenico, addirittura due volte all’anno con il filone della fotografia. Il futuro è da scrivere, ma comunque già tracciato su progetti, bandi, dichiarazioni d’intenti. Se tutto viene portato a compimento, può essere una rivoluzione.
Il giardino dei musei è solo il primo esempio di spazio che si modifica per rispondere alle esigenze della cultura. Tanti altri contenitori stanno per farlo. Il caso più evidente è l’ex asilo Santarelli: lavori in corso per quasi 6 milioni di euro. Dovrebbe diventare il luogo in cui Forlì riflette sul Novecento: un edificio del Ventennio che può essere il punto di riferimento per l’architettura razionalistica (proporrà senz’altro una passeggiata in viale della Libertà, oggetto di un altro recupero) ed è, simbolicamente, a pochi metri in linea d’aria dalla casa in cui l’altra ideologia del scolo scorso colpì il senatore Roberto Ruffilli, di cui raccoglierà le memorie scritte.
Il nome ‘Santarelli’ ha ispirato l’assessore Valerio Melandri che ha coniato l’acronimo San: Spazi Artistici Nuovi, a definire tutto un complesso di luoghi che hanno la stessa iniziale. Come San Domenico, San Giacomo, San Sebastiano. “Vorrei che fosse come il Maxxi di Roma – ha detto l’assessore alla cultura Valerio Melandri –, un luogo dove andare certi di trovare qualcosa. Compresa arte moderna e contemporanea, anche locale, al San Sebastiano”.
Mentre il San Giacomo – ormai spazio fisso per le grandi mostre, in aggiunta al San Domenico – potrebbe rinforzare il ‘pacchetto’ di eventi ospitando il festival di cortometraggi Sedicicorto, mentre il Festival della Traduzione potrebbe diventare un appuntamento fisso. Nella stessa area c’è attesa per il quarto stralcio del San Domenico, che chiuderebbe il cosiddetto ’secondo chiostro’: intervento importante (11 milioni di euro, in parte finanziati dal Pnrr) che darebbe spazio a un piccolo museo archeologico, ristorante e – nelle intenzioni del Comune – all’Ebe di Antonio Canova, il capolavoro della città, visibile anche all’esterno.
Possibili perfino ulteriori mostre collaterali, più piccole, nelle ‘cellette’ dell’antico convento. A deliziare gli appassionati potrebbe esserci un ulteriore progetto: da tempo si parla di un museo d’arte sacra nel palazzo vescovile di piazza Dante. A mons. Livio Corazza piacerebbe, all’orizzonte c’è la data del 2028: i 600 anni della Madonna del Fuoco potrebbero catalizzare gli sforzi.
Con un polo culturale auspicabilmente così ricco e forte, se ne potrebbero creare altri. Per esempio, palazzo Romagnoli dovrebbe ospitare non più la collezione Verzocchi ma la biblioteca moderna di corso della Repubblica. Il trasloco si colloca tra le necessità di palazzo Merenda, interessato dai lavori (anche questi finanziati dal Pnrr). A sua volta, appunto, si sposta la raccolta di capolavori – Guttuso, Casorati, Depero, Sironi, Soffici e molti altri – donata dall’imprenditore edile e mecenate Giuseppe Verzocchi. Dove? A Palazzo Albertini, in piazza Saffi. Dove si arricchirà di spunti moderni e di interattività.
Poi c’è il quartiere razionalista, con tre possibili contenitori culturali – nuovi o quasi – nel giro di pochi metri. In viale della Libertà l’ex cinema Odeon sta per diventare auditorium della musica: lavori appena partiti per l’impiantistica sulla parte esterna, importo da 4,5 milioni. A fianco, all’ex Gil, sorgerà il museo della Ginnastica (“ci ispiriamo a quello del Cio, a Losanna.
Sarà multimediale”, ha detto Melandri). E poco più in là sarebbe previsto il museo del Volo, nell’ex collegio aeronautico inglobato nella scuola media di piazzale della Vittoria: il Comune tratta con la Soprintendenza sul modo migliore per valorizzare i mosaici. Non solo: il vicedirettore della Nasa Jordan Evans, nella sua recente visita a Forlì, ha promesso qualche modellino di navicelle spaziali.
C’è altro? Sì. Un altro pezzo di storia importante per Forlì è l’Ottocento. E il punto di riferimento sarà Villa Saffi, a San Varano: lavori per 2,3 milioni complessivi entro il 2026, dal recupero architettonico alla valorizzazione del giardino. Qui si concentra parte del patrimonio del museo del Risorgimento di palazzo Gaddi e aprirà anche una caffetteria. Infine, anche l’ex Atr in piazzetta Savonarola riceverà 1,5 milioni dal Pnrr: è già la casa del teatro contemporaneo, per esempio del festival Ipercorpo, lo diventerà sempre di più.