Rimini – I ricercatori dell’università di Cambridge li hanno inseriti, assieme ad alghe e insetti, tra i cosiddetti ‘cibi del futuro’, ovvero gli alimenti indispensabili per sfamare la popolazione negli anni a venire. Rispetto ad alghe e insetti, però, hanno un aspetto senz’altro più familiare: sono i funghi, un’eccellenza tutta italiana che proprio in Romagna ha una tra le oasi produttive più importanti. Parliamo della Fungar, società agricola con sede a Coriano, specializzata nella coltivazione di 6 varietà fungine (tra le più note e amate champignon e pleurotus) con metodi e tecniche spiccatamente innovativi. E a capo dell’azienda, fondata nel 1978, ci sono due donne: Loredana Alberti e Maddalena Zortea.
Loredana Alberti, quali sono le caratteristiche in grado di rendere la vostra impresa una delle più innovative nel panorama della fungicultura italiana?
“La nostra fungaia si articola in 15mila metri quadri di letti di coltivazione per i funghi Agaricus (prataioli o champignon), divisi in 27 stanze climatizzate, dove le condizioni di temperatura, ventilazione, illuminazione, idratazione sono controllate costantemente. Gli impianti sono realizzati seguendo il metodo della ‘vertical farming’ (letteralmente, ‘fattoria verticale’)”.
Di cosa si tratta?
“Nella fattoria verticale, le colture sono disposte in strati sviluppati in verticale e impilati fra loro. Nella nostra sede, la coltivazione si estende su sei piani per consentire un uso notevolmente più proficuo del suolo. Produciamo 4mila tonnellate di funghi all’anno (su circa 57mila tonnellate in tutta Italia), il che vuol dire un ottimo rapporto tra la superficie impiegata e la resa del prodotto, del quale non si butta via quasi nulla”.
La produzione va avanti 12 mesi all’anno, giorno e notte. Come riuscite a far fronte ai rincari energetici?
“Da tempo abbiamo installato un impianto fotovoltaico e nelle ore diurne siamo completamente autonomi. Durante la notte dobbiamo fare ricorso alla rete energetica, ma stiamo studiando nuove soluzioni per raggiungere l’autosufficienza anche nelle ore notturne. Ad esempio, vorremmo sfruttare l’energia fornita dalle pale eoliche”.
È d’accordo con la definizione di fungo come ‘cibo del futuro’?
“Certo, per molte ragioni: in primis, i funghi crescono anche in spazi impensabili, tant’è che noi stessi utilizziamo come base del terreno la paglia, notoriamente uno scarto dell’attività agricola. Messi a confronto con altri tipi di coltivazioni, come mandorle o cereali, sono molto più produttivi e hanno proprietà nutrizionali importanti, tra cui l’essere ricchi di proteine e poveri di grassi e sale”.
Proteici come la carne, ipocalorici come un’insalata?
“Sì, ma con una differenza non da poco: per ottenere 1 chilo di fettine di pollo sono necessari 3500 litri d’acqua, per la stessa quantità di funghi utilizziamo a malapena 7 litri”.