Reggio Emilia – Capita, anche spesso, che i nostri tempi ci mettano davanti a dei curiosi paradossi. Tanto in più in situazioni critiche e disarmanti, quando dal tutto si passa al niente, in un battito di ciglia: se ne esce storditi, ma con la mente anche un po’ più chiara. Deve essere questa la logica dell’assurdo che ci porta, dal 2020 a oggi, a scoprire ed apprezzare luoghi che sono sempre stati nostri. Gli stessi posti che prima di rimanere serrati in casa per mesi, magari, non avremmo mai nemmeno considerato.
Fa ancora più strano, poi, pensare che ci siano delle applicazioni per gli smartphone apposta per questo, pensate per noi ’cittadini del mondo’, che prima della pandemia avremmo potuto attraversare il globo con un leggero, quasi scontato, ’click’ del mouse. Ora invece ci troviamo a rintracciare su mappe online paesaggi, profumi e colori che sono, di fatto, dietro l’angolo.
Fu così che, passata la bufera più intensa del primo lockdown nella primavera del 2020, gli agriturismi della Coldiretti Reggio Emilia, aderenti a Campagna Amica – Terranostra, decisero di creare un’applicazione per il telefono che rendesse le loro attività più raggiungibili – e quindi attrattive. Lo scopo di Agribici, di fatto, è questo: permettere agli amanti delle due ruote ecologiche di crearsi un proprio itinerario. Il tutto su una vera e propria mappa di sentieri, carraie e percorsi campestri; lì si trovano tutti i punti di riferimento necessari, dai luoghi di interesse culturale a quelli di valore enogastronomico – compresi ovviamente gli agriturismi.
A spiegare il potenziale e lo sviluppo di Agribici negli ultimi due anni è Raffaello Landini, ideatore dell’app nonché titolare dell’agriturismo Corte dei Landi (zona Quercioli).
Landini, può spiegarci di preciso come funziona l’app?
“Di fatto è come se fosse un navigatore, per un territorio che di norma non è mappato: quelle che vengono indicate agli utenti non sono zone dove si circola, diciamo, normalmente”.
Neanche con l’auto quindi?
“Esatto, anzi lo scopo è anche quello di permettere a chi vuole raggiungere le nostre attività di stare lontano dal traffico”.
Com’è nata l’idea?
“Questa applicazione nasce dall’intenzione di valorizzare il territorio, sotto un profilo prettamente cicloturistico e paesaggistico”.
Che non manchi però la buona tavola.
“Assolutamente, non a caso la creazione di Agribici ha visto la collaborazione di tante aziende agricole insieme: in questo modo le eccellenze enogastronomiche riescono più agilmente a raggiungere il pubblico. Come se questi percorsi in bici e alla scoperta del territorio, diventassero anche di degustazione”.
Attività come la sua sentivano forte l’esigenza di uno strumento come questo?
“Diciamo che la proposta è partita dall’esigenza di essere visti, in ogni servizio offerto. Non siamo solo aziende agricole, in molti hanno anche il ristorante e danno la possibilità di pernottamento. Spesso per le nostre attivià sembrano quasi ’nascoste’ e, per questo, irraggiungibili. Con Agribici non abbiamo voluto solo dare alle persone una modo più facile per conoscerci, ma anche un mezzo per creare il proprio itinerario autonomamente, con tutti i riferimenti necessari”.
L’app è stata lanciata a giugno del 2020, quello era un momento delicato in materia di turismo e viaggi.
“Sì devo ammettere che ci abbiamo tenuto, come dire, ad accelerare i tempi. La situazione pandemica e in particolare del primo lockdown è stata molto difficile, per quanto non ci abbia visti abbattuti, poiché come attività agricole non ci siamo mai fermati. Agribici è nata per superare un blocco più specifico, ovvero quello del flusso turistico che per ovvie ragioni era paralizzato in quel periodo”.
Cosa era cambiato in quel momento?
“Da un lato i rapporti con i turisti stranieri si erano quasi del tutto arrestati, viste le difficoltà e spesso anche impossibilità di spostamento da un Paese all’altro. D’altro canto però dopo il primo lockdown era aumentato molto il turismo di prossimità: per questo dico che abbiamo voluto, come si suol dire, cogliere la palla al balzo”.
Ha funzionato?
“Devo dire che abbiamo notato un riscoperto interesse, da parte dei reggiani e degli italiani in generale. Quasi come se fossero stati costretti a guardarsi attorno con più attenzione. Con la ’scusa’ del giro in bici ci sono molte persone che arrivano anche da fuori provincia. Dopodiché, col tempo, è ripartito in modo consistente anche il turismo straniero”.
Ora come sta andando?
“Devo dire che siamo tornati al ’boom’ di presenze, soprattutto in questo periodo dell’anno”.
Anche per quanto riguarda le iscrizioni all’app?
“In quel caso vediamo un aumento soprattutto in corrispondenza degli eventi che organizziamo, ossia delle ’pedalate di gruppo’ durante le quali appunto alle persone fa piacere poter avere dei riferimenti per esplorare meglio il territorio. Sotto questo aspetto anche i social network aiutano molto”.
Alla fine quindi possiamo considerare questo nuovo strumento un successo?
“Io ritengo di sì, di sicuro è una risposta a un’esigenza. Noi siamo tutte realtà innamorate del territorio e delle sue tradizioni. Perciò anche se in teoria non siamo così tecnologici, ci teniamo ad approfittare di questi mezzi per valorizzarci”.